Rivolta d'Adda, 28 ottobre 2024

(Gianluca Maestri) Continua l’impegno dell’istituto Spallanzani per una zootecnia moderna e sostenibile che metta al centro il benessere animale e la biosicurezza.

In quest’ottica la struttura presieduta da Ettore Prandini ha organizzato ieri a Montichiari, in collaborazione con il Distretto Agricolo Bassa Bergamasca nell’ambito della Fiera Agricola Zootecnica Italiana, il convegno di chiusura del progetto Bioalert con l’intervento di più voci qualificate proprio per illustrare i vari aspetti della situazione legata alle emergenze sanitarie in zootecnica e focalizzare l’attenzione verso gli strumenti normativi e applicativi della biosicurezza, necessari per prevenire il diffondersi delle patologie o comunque limitarne la diffusione.

Tra i relatori Marina Montedoro e Andrea Galli, rispettivamente direttore e direttore scientifico dello Spallanzani, Giovanni Filippini, direttore generale della sanità animale presso il ministero della salute, Claudia Nassuato, direttore della salute animale dell’Ats di Brescia, Giorgio Varisco, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, Antonio Vitali, già direttore del dipartimento di medicina veterinaria dell’Ats di Brescia, Fabio Abeni del centro di ricerca del Crea Zootecnia ed Acquacoltura di Lodi e Gian Enrico Grugni, presidente dell’Aral Lombardia.

Attraverso l’implementazione dei contenuti relativi alla biosicurezza e al benessere, il progetto Bioalert si è mosso su due direttive: da un lato l’organizzazione di undici incontri informativi che hanno coinvolto quasi 350 allevatori lombardi con il trasferimento delle conoscenze di base e altamente specifiche finalizzate al miglioramento delle potenzialità aziendali in termini di gestione ottimale dell’allevamento, dall’altro la visita a quattro aziende pilota lombarde per dimostrare come l’innovazione tecnologica sia capace di traghettare la zootecnia moderna in una nuova era, nella quale la valutazione e il monitoraggio continuo permettono la riduzione dell’uso di farmaci, l’aumento della sostenibilità ambientale e del benessere nonché della biosicurezza come capisaldi per una maggiore reddittività e sostenibilità dei prodotti zootecnici.

Il progetto è stato sviluppato in modo tale che gli allevatori potessero, attraverso lezioni teoriche ed esperienze sul campo, raggiungere la necessaria consapevolezza su quanto è a loro disposizione e su come poter sfruttare le soluzioni esistenti in base alle singole esigenze. “Il Bioalert – ha detto Marina Montedoro - rappresenta la risposta formativa dell’istituto in un momento di forte complessità sia sociale, con la richiesta di una sempre maggiore sostenibilità della zootecnia”.