
Crema, 21 novembre 2020
“Le bugie hanno le gambe corte, se le hanno”. Da questa frase si estrapola tutto il discorso che ha portato poi in galera Attilio Mazzetti. Il trentacinquenne di Crema, implicato nella truffa e nell’associazione a delinquere, solidale con Renato Crotti e Cristiano Bozzoli, è stato interrogato ieri nel carcere di Ca’ del Ferro a Cremona dal giudice delle indagini preliminari Pierpaolo Beluzzi, alla presenza del suo avvocato, il legale Gian Antonio Vailati. “Al termine dell’interrogatorio. riferisce l’avvocato - ho chiesto al giudice di liberare il mio assistito o, in subordine, di mandarlo agli arresti domiciliari. Non c’è nessuna possibilità di inquinamento delle prove, visto che la vicenda è già terminata. Quindi ritengo che sia possibile attenuare lo stato di detenzione del mio assistito”. Così l’avvocato Vailati. Mazzetti ha risposto a tutte le domande del giudice, ha ripercorso la vicenda, ha detto di essersi fidato di Renato Crotti che conosceva dall’epoca nella quale gestiva un bar a Crema nel quale Crotti andava abitualmente. Secondo quanto testimoniato dal Mazzetti in oltre due ore di interrogatorio, Crotti gli avrebbe chiesto di fare da mediatore e di procurargli delle aziende che operassero nel campo della sanificazione, cosa che Mazzetti avrebbe fatto, fidandosi della persona. Poi quando si è accorto che qualcosa non funzionava, ormai era troppo tardi e, per quanto di sua competenza, è cosciente che dovrà pagare. Tuttavia Mazzetti ha tenuto a chiarire che lui procurava soltanto dei contatti ed emetteva le fatture. Per quanto riguarda la merce e il suo recapito ci avrebbe dovuto pensare Crotti.
La vicenda, quindi, è da considerarsi conclusa, per quanto riguarda il suo ruolo. In merito alla vicenda che ha fatto scattare le manette, il rapporto con Michele Russo, il tentativo di corruzione e le successive minacce, Mazzetti ha fornito la sua versione: quella frase non era una minaccia, ma un tentativo di far ragionare Russo che, secondo Mazzetti, ha raccontato falsità ai giudici. Oggi il gip deciderà si aprire la porta della prigione o meno.
Nella foto, Ca' del Ferro