
Nembro, 05 maggio 2020
“Non capita tutti i giorni che tuo figlio riceva una telefonata dal Papa: noi ci siamo anche un po’ commossi”. Così Ambrogio Cella e sua moglie Ettorina Foppa Pedretti, cremosanesi doc, genitori di don Matteo Cella, il curato di Nembro, in val Seriana, che domenica ha ricevuto una telefonata, inaspettata, da papa Francesco. Ambrogio (nipote dello storico ex sindaco e maestro cremosanese Malachia Cella e di don Arsenio Cella, ex curato di Casaletto Vaprio) hanno lasciato Cremosano tanti anni fa per aprire un’attività alberghiera a San Pellegrino Terme, dove abitano tuttora ma le radici cremasche sono ben salde. Don Matteo, 40 anni, prete da 15, da 9 è in servizio a Nembro, in uno dei centri più colpiti dal coronavirus, quello della mancata zona rossa. “Alle 15.45, mentre ero impegnato in una videoriunione via Skype –ha raccontato don Matteo (che di secondo nome fa proprio Malachia) in un video su Facebook che sta facendo il giro delle case dei cremosanesi- mi ha telefonato papa Francesco. Sul display del cellulare è comparsa la dicitura numero sconosciuto, ho risposto. La voce dall’altra parte si è precipitata a dire sono papa Francesco, non è uno scherzo. Siccome alcune persone gli hanno fatto sapere quello che è accaduto da noi in queste settimane, come la comunità si è attività per condividere legami, per coltivare la speranza e per continuare a prendersi cura delle persone, il Papa mi ha chiamato per ringraziarmi del lavoro che sto facendo. Credo sia mio dovere condividere con tutti questo ringraziamento. In queste settimane ho fatto delle cose ma le ho fatte perché ho incontrato tante persone buone, speciali, generose, che hanno reagito alle provocazioni del male ed hanno tirato fuori il meglio di sé. E allora il grazie del papa è il grazie a tutti voi”.
Nella foto, don Matteo Cella