Camisano, 11 giugno 2025

(Niall Ferri) “Rubano i fiori, rompono i lumini e ora scrivono anche insulti sulla lapide di mio padre. Sono esasperato”.

La storia di Fabio Delfini, residente a Camisano, ha dell’incredibile e riguarda la tomba del padre Agostino, morto nel 1998 e da anni al centro di continui atti vandalici al cimitero del paese.

Tutto è cominciato anni fa. “Prima sparivano i fiori – racconta Delfini – poi hanno cominciato a danneggiare il lumino. Quello di cristallo me lo hanno rotto, ne ho messo un altro e me l’hanno rubato. A quel punto - spiega - ho scelto un modello più economico, ma continuavano a togliere le lampadine e tagliare i fili”. Poi sono arrivati gli insulti. Scritti sulla fotografia e direttamente sulla lapide. “Pulivo, chiamavo il marmista, ma puntualmente dopo qualche giorno tornava tutto come prima”.

Delfini si è rivolto ai carabinieri. Ha sporto denuncia più volte, ma senza risultati. "Mi hanno detto che la segnalazione bastava, ma che non potevano fare altro. Avevo chiesto anche al sindaco dell’epoca di visionare le telecamere, ma non funzionavano perché non era stata fatta la manutenzione”.

Ma dopo questa segnalazione la telecamera ha ripreso a funzionare e nell'ora indicata da Delfini i carabinieri hanno identificato una persona. Purtroppo però pare che la ripresa non possa essere valida in quanto la telecamera 'vede' questa persona entrare nel cimitero, ma non compiere gesti vandalici sulla lapide perché non inquadrata.

Il dolore, con gli anni, non si è placato. “Mi sono trovato a pensare di mettere una tenda e stare lì tutto il giorno, per sorprenderli. Ma non è possibile vivere così. Mi hanno fatto passare la voglia anche di portare un fiore. Il lumino di cristallo - racconta - costava 200 euro, ora ce n’è uno da 20. Ma anche quello me lo spaccano”.

Fabio Delfini non ha sospetti su chi possa essere l’autore degli atti vandalici. “Non saprei nemmeno a chi pensare. Ma sono più di vent’anni che andiamo avanti con questa storia. Prima i fiori, poi i lumini, ora le scritte. Basta”.