Crema, 11 novembre 2024

(Valentina Ricciuti) Ieri sera al San Domenico il pubblico cremasco ha dimostrato molto affetto a Mario Biondi e ne ha ricevuto altrettanto. L'artista ha spaziato con disinvoltura dalla bossa nova al blues, dal soul al cantautorato italiano, in un repertorio ampio e intenso, che include brani come Jeannine (Duke Pearson), Allegria (Pino Daniele), Dindi (Antonio Carlos Jobim), Moody's Mood (tema bellissimo scritto dal sassofonista James Moody). Accanto alla celebre Cantaloupe Island di Herbie Hancock, Mario Biondi ha fatto accomodare il groove della sua No Mo' Trouble, contenuta nell'album If del 2008 e riarrangiata nel 2010 con la band londinese Incognito. Ben cinque brani tratti dal suo album d'esordio (e triplo disco di platino) del 2006, Handful of Soul, tra cui il singolo Rio de Janeiro Blue. L'artista incanta con la meravigliosa Fool For Your Love che, confessa, aver composto nel 2006 (testo del paroliere di Burt Bacharach, Steven Sater): rimasta a lungo nel cassetto, parte del lavoro Crooning Undercover del 2023, dove viene incisa insieme al grande armonicista argentino Franco Luciani. Immancabili i cavalli di battaglia Love Is a Temple e This Is What You Are, brano quest'ultimo eseguito in chiusura dal quartetto che accompagna Biondi: Elisabetta Serio al pianoforte, Aldo Capasso al basso e contrabbasso e Francesca Remigi alla batteria.

"Ci sono concerti come quello di Claudio Baglioni - ha esordito a un certo punto della serata il cantante - che durano quattro ore... Questa sera siete fortunati - scherza - ma in fondo lo capisco perché uno vorrebbe cantarle sempre tutte le canzoni del suo repertorio... pensate che io vorrei cantare anche quelle degli altri! Anche perché ci sono delle canzoni che sono opere d'arte al limite con Buonarroti. L'importante, mi sono sempre detto, è cantarle bene anche se i fan dell'originale generalmente te ne tirano dietro una carrettata in ogni caso. Però i fan di De Gregori sono forse dei santi oppure...non mi si filano". 

Sin dalle prime note del celebre La donna Cannone parte l'applauso entusiasta del San Domenico. All'attacco del ritornello l'artista si sporge dal palco con il microfono rivolto verso la platea e tutto il pubblico continua la canzone in coro: é anche questa la magia di Mario Biondi, sin dai primi palchi. 

"Cantavo e catalizzavo, riempivo sempre tutti i locali - ricorda il crooner siciliano - macinavo più 160mila km all'anno. Venni a suonare anche qui a Crema in un club che si chiamava Paparazzi. Ricordo che una sera incontrai Benedetta Mazzini che mi passo sua mamma al telefono... era sua maestà Mina, che voleva farmi sapere che gli piaceva che io cantassi un po' come lei. Naturalmente ne sono stato onorato. E non ho mai smesso di cantare, adesso i nostri tour toccano 23 Paesi. Spero di poterlo fare ancora a lungo".