Cremasco, 12 ottobre 2024
XXVIII ordinaria B
La Parola: Gen 2,18-24 Sal 127 Eb 2,9-11 Mc 10,2-16:
Dal Vangelo secondo Marco Mc 10,17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Da un paio di mesi prendo anch’io la pensione dell’Inps. In realtà non cambia molto nella mia vita, non solo perché non è certo una gran cifra, ma soprattutto perché noi sacerdoti prendiamo sì la pensione ma non andiamo mai in pensione. Ugualmente bisogna riconoscere che anche per noi è importante avere una sufficiente disponibilità finanziaria per rispondere alle varie necessità della vita quotidiana. Secondo il brano evangelico di oggi pare invece che il Signore Gesù abbia con il denaro un rapporto abbastanza diverso del nostro, al punto che subito gli stessi apostoli si mostrano particolarmente colpiti, addirittura dice l’evangelista ‘sconcertati’ e stupiti.
Non dimentichiamo che per loro, bravi ebrei del loro tempo, la ricchezza era indice della benedizione di Dio e quindi un segno del suo amore e quasi una assicurazione sulla salvezza. Lo stupore dei discepoli si manifesta tanto grande, proprio per questa situazione per loro diversa dalla tradizione popolare del tempo, da suscitare la risposta certa di Gesù sulla onnipotenza di Dio che può portare a salvezza tutti gli uomini, senza quelle distinzioni, abbastanza comuni in tutti momenti della storia dell’umanità, rispetto al possesso o meno di beni materiali.
Per noi invece credo che basti già la richiesta fatta a quel tale tanto buono e ricco e quindi a tutti noi, che ci crediamo ugualmente tanto buoni e ricchi al punto da desiderare di seguirlo sempre più da vicino, di lasciare tutti i beni di questa terra per mettere al primo posto solo il regno di Dio, la sua volontà e il suo progetto di vita, per mettere in crisi la nostra stessa appartenenza al popolo di Dio.
Fossimo anche noi coerenti come lui alla lettura delle parole di Gesù dovremmo lasciare subito questa chiesa e la comunità dei cristiani e accomodarci nella grande schiera dei nostri contemporanei, tra i quali anche tanti nostri amici e conoscenti, che vivono ogni giorno preoccupati solo del benessere personale, del lavoro, del proprio conto in banca e di qualche giorno di ferie.
Ma dobbiamo anche riconoscere che ciascuno di noi ha diversi impegni con i propri familiari, con il mondo sociale e con tanti amici, per cui seguire Gesù in maniera così radicale come per esempio ha fatto san Francesco o tanti altri Santi, ci risulta davvero difficile se non impossibile. Anche noi ci appelliamo allora alla certezza della fede nel figlio di Dio che ci assicura che il Padre, l’Onnipotente, può fare meraviglie in tutti quanti, anche al di là delle disponibilità o capacità che ciascuno ha o pensa di avere.
Credo sia proprio questa la misura a cui il Signore vuole condurci, ben sapendo che il Tutto, come il Sempre, ci spaventa sempre un po’.
Quando invece ci rendiamo conto che in realtà lui vuole sì tutta la nostra disponibilità ma commisurata sulla nostra reale possibilità e magari anche segnata dai nostri limiti personali, allora siamo pronti a impegnarci al massimo delle nostre capacità per corrispondere alla chiamata e al progetto di Dio.
In fondo siamo consapevoli che non tocca a noi personalmente salvare il mondo, quella è l’opera del figlio di Dio incarnato, ma se decidiamo di collaborare almeno un poco alla costruzione del regno di Dio secondo lo stile evangelico che mette al primo posto l’umiltà, il servizio e il dono della vita per gli altri, poi sarà lo stesso Signore a suggerirci le modalità concrete, anche semplici e quotidiane, per sentirci davvero ingaggiati in un’opera che sembra tanto più grande di noi ma che è semplicemente la nostra vera vita e il bene più grande che possiamo avere.