Crema News - Perso nel tempio, trovato dai genitori Don Natale Grassi Scalvini, far festa con gli amici

Cremasco, 30 dicembre 2024

I Domenica dopo Natale Santa Famiglia

 La Parola: ​​1Sam 1,20-22.24-28  Sal 83 1Gv 3,1-2.21-24  Lc2,41-52

 Dal Vangelo secondo Luca ​​Lc 2,41-52

 I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Nei giorni precedenti il Natale, grazie anche al mio incarico di presidente del Centro culturale diocesano ho ricevuto l’invito a partecipare a ben dodici concerti. Non ce l’ho fatta, anche se per ben due volte sono stato presente a due concerti nella stessa sera. Ma anche con i pranzi o le cene delle feste penso che un po’ tutti stiamo rischiando di esagerare. Ovviamente anche dal punto di vista liturgico, fino all’Epifania passiamo da una festa all’altra e corriamo quindi il rischio di non celebrare con la dovuta partecipazione tutte le belle feste di questo periodo. I brani evangelici di questi giorni poi ci aiutano anche a disorientarci non poco: siamo passati dai racconti della notte di Natale a Betlemme al resoconto del martirio di Santo Stefano, avvenuto dopo la Pentecoste, per ritornare poi con San Giovanni davanti alla tomba vuota appena dopo la risurrezione di Gesù, ma poi ancora indietro, nella festa dei anti martiri innocenti, alle malefatte di Erode al tempo della nascita di Gesù e oggi, per festeggiare al meglio la Santa Famiglia, ci viene proposto un momento drammatico vissuto da Maria e Giuseppe preoccupati per aver perso il piccolo Gesù, proprio durante la festa di Pasqua.

Se c’era qualche malintenzionato o qualche tumulto a Gerusalemme, basta pensare a quel che sta succedendo proprio di questi tempi in Terra Santa, la storia della salvezza sarebbe potuta finire oggi e bisognava ricominciare tutto da capo. 

Il racconto evangelico per fortuna ci aiuta subito a comprendere che tutti questi fatti dovevano accadere proprio così, per cominciare a manifestare il grande compito del figlio di Maria e Giuseppe, chiamato a compiere la volontà del Padre celeste, anche quando questa sembra tanto lontana dai nostri progetti e aspettative. Certamente i genitori di Gesù avevano già avuto diverse occasioni per rendersi conto di questo e di come fosse impegnativo accettare di compiere nella propria vita e all’interno dei propri progetti esistenziali la volontà di un Dio che pensa sicuramente molto più in grande di noi. Anche noi con loro comprendiamo come sia difficile e quindi necessario mettere tutto il nostro impegno per accogliere e compiere la volontà di Dio. 

Non ci dobbiamo affatto stupire ne spaventare se ci accorgiamo di essere inadeguati e insufficienti, non solo nel celebrare bene tutte le feste di questo straordinario periodo ma anche nel riuscire ad accettare pure noi, come Maria e Giuseppe, il progetto di Dio sulla nostra vita. Quest’oggi poi siamo chiamati in modo esplicito a pensare la nostra esistenza non come un'esperienza da vivere da soli, abbandonati alle sole nostre forze, bensì inseriti in quella prima e fondamentale comunità che è la nostra famiglia.

Ben vengano allora tutte le belle occasioni di questo periodo per stare un po’ più insieme, trovando tempi e modi per condividere più spesso le semplici gioie delle nostre case, cercando di superare anche quelle difficoltà, di cui non è stata esentata neanche la Santa famiglia, per giungere ad una concordia serena che permetta a tutti poi di crescere in grazia e amore davanti a Dio e agli uomini. In fondo per noi che viviamo in zone tranquille e serene della terra, lontano dalle situazioni drammatiche della guerra, non dovrebbe essere difficile vincere almeno per qualche giorno l’egoismo imperante nella nostra società, vivendo con semplicità, aperti al dialogo e anche al perdono, per poter affrontareinsieme ai nostri cari, con una grande speranza nel cuore, il prossimo anno che ormai ci aspetta. Anche il Giubileo appena cominciato non può che sostenerci in questo cammino perché davvero ogni giorno, nelle nostre case e nelle nostre vie, diventiamo pellegrini di speranza, capaci di costruire rapporti nuovi con le persone di casa nostra e con tutti quelli che possiamo incontrare nella nostra vita.