Crema, 30 marzo 2024


Monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema

La cena pasquale ebraica si chiude con l’augurio: L’anno prossimo a Gerusalem­me­! È l’augurio che ogni discendente di Abramo si fa, quando è in esi­lio, di poter cele­brare la Pasqua in pienezza, e di veder realizzato l’augurio del Salmo: «Chie­dete pace per Geru­sa­lemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicu­rezza nei tuoi pa­lazzi» (Salmo 122,6-7).

Da cristiani, ci ostiniamo a sperare che questo augurio si possa realiz­zare, an­zitutto per i nostri “fratelli maggiori”: lo desideriamo per loro, ovunque vivano; ma ci ostiniamo a desiderarlo anche per tutti. Ci osti­niamo a sperare nel giorno in cui la Pasqua, festa della vittoria della vita sul­la morte, della libertà sulla schia­vitù, del perdono sulla vendetta, della pace sulla guerra, potrà essere ce­lebrata e testimoniata a Gerusalemme e a Kiev come a Gaza, in Sudan e in Myanmar, a Mosca e in Siria e in Libano, nel Sahel o nello Ye­men, su tutte le rive di tutti gli oceani…

Ci ostiniamo a sperare che la Pasqua possa diventare un annuncio di pace of­ferto a tutti, credenti o no, seguaci di Gesù Cristo morto e risorto o in cam­mino su altre vie dell’incontro con Dio, santi e peccatori, buoni e cattivi, li­beri e prigio­nieri… Non per fare di tutti un’unica massa indistinta, ma per abbracciare tutti e ciascuno, per dire a ogni uomo e donna, quale che sia la sua storia: c’è speranza anche per te, c’è una promessa di vita, c’è un oriz­zonte di pace e di convivenza e fraternità che è stato dischiuso anche per te…

Noi cristiani vorremmo gridare questo, e invece anche noi ci sentiamo con le mani legate, impotenti a vincere il male con il bene e a volte, purtroppo, anche com­plici di questo male. Per questo, celebriamo la Pasqua anche con umiltà, con­sapevoli che dipende anche da noi, se i frutti dell’amore fedele di Dio non si ma­nifestano ap­pieno nel mondo, e troppe nubi oscurano la luce pasquale.

Ma non ci perdiamo d’animo: e continuiamo a fidarci dell’annuncio che ancora una volta risuona nella festa di Pasqua: Cristo, mia speranza, è risor­to!

E con questa fiducia preghiamo: «Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: “Su te sia pace!”» (Salmo 122,8) nella verità, nella giustizia, nel perdono, nel­la carità.

Buona santa Pasqua".


Daniele Gianotti        


Monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona

"La Settimana Santa, la Pasqua, ripropone come al rallentatore le ore della passione, l’evento della morte e il mistero della risurrezione di Gesù. I cristiani attingono a questa fonte inesauribile senso e forza per una vita illuminata dalla fede, proiettata nella speranza, spesa nella carità. E gli altri, la gente, l’umanità, cosa possono fare della Pasqua?

Tutti gli uomini e le donne hanno passioni, desideri, sentimenti che spingono in direzioni diverse. A meno che non siano già piombati nella depressione che annichilisce, nell’indifferenza che congela, nella solitudine che estrania anche da se stessi.

La primavera è tempo di risveglio delle passioni, non solo giovanili, ma non sempre in direzione della vita, talvolta sono pressioni negative, pulsioni di morte.

Se il Figlio di Dio, Gesù, attraversa la passione, per affrontare la morte, e farne evento di salvezza con la risurrezione, questo stesso itinerario si offre a tutti, per non restare prigionieri di passioni indecifrabili o peggio dell’impassibilità.

La chiamata rivolta a ciascuno è quella di ascoltare fino in fondo le proprie passioni, farne un discernimento umile e sapiente, magari con l’aiuto di qualche fratello o sorella più avanti nel cammino dell’autenticità interiore. E riconoscere così le passioni da far morire e quelle da far risorgere.

Urge far morire, o almeno convertire, le passioni distruttive, seduttive, possessive e ossessive, che ammalano noi e intossicano di violenza (fisica o morale) le nostre relazioni.

Urge sopire le passioni di guerra e far risorgere la passione per la pace, che è armonia e dialogo, non fuga dalla realtà in illusori e traditori paradisi artificiali.

Può risorgere la passione per il bene, quello di tutti, senza il quale nemmeno il mio è vero bene. Risorga la passione per la bellezza umile, riconoscibile nei piccoli e negli emarginati in cui Cristo muore e risorge ogni giorno, a sfidare le nostre cecità.

Deve morire la passione smodata (e indotta) per le cose e risorgere la passione rispettosa per ogni incontro umano, dono gratuito e sorprendente da accogliere con stupore, come la tomba vuota del mattino di Pasqua.

Se Dio stesso, appassionato di compassione per le sue creature sbandate e smarrite, sa morire e risorgere per riaprire la storia a salvezza e compimento, perché non allearci con Lui e con tutti coloro che si fidano di Lui, per fare Pasqua così, purificando tutte le nostre passioni?

È la chance di questo tempo, difficile ma propizio per un sussulto di dignità. È l’auguro e l’impegno che la comunità cristiana vuole condividere con tutti. Buona Pasqua".

 

Antonio Napolioni