Crema News - Io sono il pane della vita Un po' di fresco per don Natale Grassi Scalvini

Cremasco, 11 agosto 2024

XIX ordinaria B

 

La Parola: ​​1Re 19,4-8  Sal 33  Ef 4,30-5,2  Gv 6,41-51;

 

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,41-51

 

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». 

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Seguendo in questi giorni le gare delle Olimpiadi ogni tanto rimango sorpreso dai commentatori, specialmente quelli della pallavolo e della pallacanestro, per le parole e le parafrasi che usano nel tentativo di raccontare non solo l’evento ma anche le sensazioni e le caratteristiche particolari di qualche atleta. Ovviamente cercano di non esagerare, per non trasformare la cronaca sportiva in un poema incomprensibile.

A me invece pare che nel brano di oggi Gesù abbia proprio un po’ esagerato. Magari noi non ci facciamo più caso perché da molti anni conosciamo le sue parole e i suoi insegnamenti e non cogliamo più la straordinaria forza dirompente del suo modo di parlare. I giudei mormorano perché lui dice di essere disceso dal cielo e invece di calmare le acque scusandosi per aver usato un esempio troppo ardito, rincara la dose con affermazioni davvero incredibili: mi ha mandato il Padre, chi crede lo risusciterò, io ho visto il Padre, io sono il pane della vita e questa mia carne dà la vita e chi mangia vive in eterno. Insomma c’è da farsi tremare i polsi, il cuore e la mente ad ascoltare di fila tutte queste affermazioni straordinarie.

Davvero capisco i poveri giudei che, conoscendo bene i genitori di Gesù, non possono far altro che mormorare e chiedersi come tutto ciò sia possibile. Ma se ci mettiamo in questa ottica,quella di voler capire tutto e subito quello che dice il Signore, forse sbagliamo anche noi e rischiamo di rimanere senza risposte adeguate. Vediamo allora di lasciarci toccare da queste parole perché comprendendone il significato possano cambiare un poco anche la nostra vita quotidiana di redenti in comunione con Cristo.

Devo ammettere che mi stupisce sempre la grande insistenza con cui Gesù afferma innanzitutto di esser disceso dal cielo, come se il valore salvifico del pane che lui ci dona sia dovuto proprio a questa origine celeste. Infatti tutti noi crediamo che il dono del suo corpo si trasformi in pane di vita eterna durante l’ultima cena e riceva il suo valore di redenzione grazie all’offerta totale della sua vita in croce.

Per noi più che l’origine celeste di Gesù sembra essere decisiva la sua morte, il suo sacrificio finale compiendo nel suo sangue sparso sulla croce quella nuova ed eterna alleanza che spalanca a tutti noi le porte del cielo. Poi in realtà nella celebrazione di questi misteri noi sappiamo unire i due momenti visto che la festa della Pasqua, il centro degli eventi salvifici compiuti da Cristo, viene associata normalmente nella fede e nella tradizione cristiana alla grande festa del Natale, come se fossimo consapevoli che i due momenti si richiamano e si completano a vicenda. Una volta superata la comprensione troppo materialistica di una venuta del Signore Gesù in mezzo alle nubi e portato dal vento, credo non sia difficile neanche per noi capire che in effetti anche la stessa morte di Gesù può diventare causa di salvezza eterna proprio perché colui che muore in croce non è un semplice uomo, ma veramente il figlio di Dio, vero Dio e vero uomo che in modo incredibile si assoggetta in tutto alle regole dell’incarnazione fino a dare la vita morendo come uno degli ultimi della terra, condannato ad una morte atroce.

Se non fosse l’Unigenito incarnato ma un semplice uomo come noi, la sua sarebbe solo una morte eroica, un bellissimo gesto di amore e condivisione, un esempio da seguire per imparare a vivere non per noi stessi ma per gli altri. Ma in realtà la sua morte diventa così il fatto più incredibile della storia umana e anche un fatto incomprensibile per tutti gli uomini che non hanno fede in lui: non si è mai sentito che un Dio, il padrone della via e della morte, subisse quest’ultima per amore delle sue creature.

L’evento tragico della morte di Cristo diventa sorgente di vita proprio perché il padrone della vita vuole scardinare dall’interno il potere della morte mostrando con la sua risurrezione la potenza dell’amore di Dio che può vincere anche la morte ridonando la vita eterna al figlio suo e quindi a tutti noi figli di adozione che abbiamo creduto in lui.Accostiamoci quindi con immensa gratitudine al pane eucaristico consapevoli di incontrare in questo piccolo pezzo di pane tutta la storia della salvezza e tutto l’amore del Padre per noi uomini.