Caravaggio, 20 aprile 2024 

(Gianluca Maestri) Una raccolta firme finalizzata a convincere i partiti a presentare una proposta di legge regionale unitaria a tutela del suolo, una serie di interventi delle personalità presenti e una coreografia incentrata su un flash mob. Questi i tre momenti che stamattina, al santuario di Caravaggio, hanno caratterizzato la manifestazione organizzata dal comitato Salviamo il Suolo con l’adesione dell’associazionismo del territorio, di alcune parrocchie e gruppi diocesani e delle diocesi di Cremona, Crema e Bergamo. 

Perché un ritrovo proprio al santuario? Perché potrebbe presto insediarsi una nuova logistica da circa 57mila metri quadri nella zona del territorio di Misano Gera d’Adda situata a nord della strada Rivoltana e quindi distante in linea d’aria solo poche centinaia di metri dalla basilica di Santa Maria del Fonte.

Eppure monsignor Amedeo Ferrari, rettore del santuario stesso, nel primo degli interventi pubblici, ha voluto chiarire come questa manifestazione, oltre a non avere colori politici, fosse stata pensata: “Non contro qualcuno, nella fattispecie il comune di Misano, ma a favore della vita del territorio”. 

I numeri dicono che stamattina al santuario mariano si sono presentate circa trecento persone. Troppo poche secondo qualcuno. Tanti o pochi, l’importante è che i partecipanti fossero uniti nel loro intento, come ha detto nel suo intervento Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. Paolo Falbo, docente universitario e membro del circolo Serio e Oglio di Legambiente, ha espresso la necessità di dare più forza ai sindaci che non hanno possibilità alcuna né di contrastare né di limitare operatori commerciali che si presentano loro con stuoli di avvocati.

“Dobbiamo rinforzare – ha detto - queste debolezze e qui sta il senso della nostra proposta: chiediamo che gli insediamenti come le logistiche e i data center vengano costruiti nelle aree dismesse, ne abbiamo per migliaia di metri quadri, che per interventi che comportino un consumo di suolo superiore ad un ettaro sia obbligatoria la valutazione d’impatto ambientale, che i costi derivanti dall’inurbamento conseguente ai nuovi insediamenti siano a carico degli operatori economici che lì vanno ad insediarsi, che i grandi insediamenti siano coperti da pannelli fotovoltaici e chiediamo la negatività termica”. 

A seguire, il flash mob nell’ala ovest del santuario, una catena umana che ad un certo punto ha alzato al cielo delle lettere che sono andate a formare tre frasi: “Salviamo il santuario”, Salviamo il suolo”, “Basta logistiche mangia suolo”.