Calvenzano, 04 dicembre
(Gianluca Maestri) Centodue anni. Tanti ne ha compiuti martedì Luigi Buttinoni, decano del paese. A Calvenzano tutti lo conoscono e gli vogliono bene, anche perché era impossibile non notare e provare simpatia per quel signore anziano dal carattere solare e dal volto sorridente che fino a qualche anno fa girava per le strade ancora in sella alla sua bicicletta. Ora vive alla casa albergo Maria Immacolata dove è arrivato per un periodo di riabilitazione a seguito di una caduta e lì è rimasto, diventando un punto di riferimento della struttura di via Brassolino. Martedì a fargli gli auguri è arrivato anche il sindaco Fabio Ferla.
Ecco il racconto del primo cittadino: “Per il 102esimo genetliaco di Luigi mi sono recato alla Maria Immacolata a portargli gli auguri e l’abbraccio di tutto Calvenzano. Insieme con me c’erano il parroco don Franco Sudati ed i rappresentanti della sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui. Per l’occasione è stato organizzato un collegamento con il generale Massimiliano Belladonna, comandante della Divisione Acqui di stanza a Capua, che si trovava in un accampamento con i soldati per un’esercitazione. Con una battuta di spirito il generale ha detto a Luigi: soldato Buttinoni, noi abbiamo bisogno del suo consiglio, ci raggiunge per l’esercitazione? Luigi prontamente ha risposto: Certamente, ma come faccio a venire lì? Mi ha colpito molto come Luigi non abbia accampato scuse o fatto riferimento alla sua età per declinare l’invito: dobbiamo imparare da questi uomini che non si arrendono mai!”.
Cresciuto in una famiglia numerosa, Luigi ha lavorato come contadino assieme al padre e allo zio prima e come operaio poi ma amava svolgere anche attività manuali di tipo artigianale. Nella sua lunga esistenza ha vissuto l’esperienza drammatica della guerra. Buttinoni è infatti uno dei reduci di Cefalonia. Nell’autunno di quel tragico 1943, cosa che non manca mai di ricordare, fu uno dei soldati scampati alla furia dei nazisti che si abbatté sulle truppe italiane all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre. Vide più volte la morte in faccia, come quando la nave su cui era trasportato come prigioniero lasciò Cefalonia ma una volta in mare aperto saltò in aria per colpa delle mine. Riuscì a salvarsi per miracolo ma rimase nelle mani dei nazisti. Finì per essere deportato in Germania, venne liberato a Lipsia dall’esercito alleato e tornò a casa nell’estate del 1945. Di quei commilitoni che invece morirono sull’isola dell’arcipelago greco Luigi si dice orgoglioso e si sente ancora oggi una sorta di loro portavoce.