Vailate, 17 settembre 2024
È stato assolto per particolare tenuità del fatto il giovane di Vailate, oggi ventunenne, accusato quasi tre anni fa di aver portato fuori dalla sua abitazione, senza giustificato motivo, un oggetto atto a offendere: un pelapatate.
Preso a lavorare, in nero, in un ristorante locale (oggi chiuso) come cameriere in sala e come barman, il ragazzo è abituato a portarsi da casa un pelapatate che utilizza per abbellire i suoi cocktail con le bucce d’arancia. Da casa si porta anche lo shaker ma non lascia i due oggetti al ristorante perché rischia di non trovarli più.
La sera del 3 dicembre 2021, dopo il lavoro, il ragazzo va a trovare la sua fidanzata e poi, di ritorno verso casa, si ferma a chiacchierare per strada con un amico. È in quel momento che viene controllato da una pattuglia dei carabinieri che gli chiede cosa ci sia nel marsupio e trova il pelapatate. Ai militari il 21enne spiega di non avere un lavoro. Non può dire loro che il pelapatate è suo e che se lo porta avanti indietro dal ristorante e gli serve per preparare i cocktail perché, essendo pagato in nero, non vuole inguaiare il proprietario del locale stesso. Così nei guai ci va lui che viene denunciato.
Genitori e fratello confermano che il giovane si porta sempre da casa il pelapatate ma il pubblico ministero onorario, nella sua accusa, parla di contraddizioni e chiede di condannare a 1.000 euro di ammenda il ragazzo.
Il giudice dà ragione alla difesa, sostenuta dall’avvocato Luca Avaldi. Un ragazzo incensurato che per la prima volta si trova davanti ad un magistrato. Gli racconta come sono andate le cose, perché non ha potuto dire ai carabinieri a cosa gli servisse effettivamente il pelapatate. La Corte gli crede e lo assolve.