Crema News - Natale secondo il vescovo Daniele

Crema, 24 dicembre 2022

Il vescovo di Crema, monsignor Daniele Gianotti, augura buon Natale ai fedeli della diocesi.

"Non ci sarà, pare, nessuna tregua di Natale, nella guerra che da dieci mesi devasta l’Ucraina. Non ci sarà tregua per donne, uomini, bambini dello Yemen, non ci sarà tregua per il popolo del Myanmar, non ci saranno tregue nei diversi conflitti tuttora in atto in tante parti del mondo. Del resto, quei soldati che sul “fronte occidentale”, in occasione del Natale del 1914, pochi mesi dopo l’inizio della “grande guerra”, misero spontaneamente in atto una tre­gua di Natale, che risultato ottennero? Per qualche giorno gettarono da una trincea all’altra, anziché granate, qualche pacchetto di sigarette, qualche dolce arrivato da casa; uscirono nella “terra di nessuno” per una stretta di mano, per intonare in lingue diverse gli stessi canti di Na­tale… Ma poi tutto finì, gli assalti ricominciarono, la macchina della guerra si rimise implaca­bilmente in moto, facendo i massacri che conosciamo.

Sembra inutile, una “tregua di Natale”, se poi non c’è una vera volontà di pace. Del resto, sembra perfettamente inutile anche il Natale, se si limita alla ripetizione più o meno meccani­ca di gesti e parole ormai completamente staccati da ciò che avvenne a Betlemme di Giudea, poco più di duemila anni fa. A che scopo (a parte qualche emozione estetica) ricordare il can­to degli angeli ai pastori, in quella notte, e quelle parole di “gloria a Dio nell’alto dei cieli”, e di “pace in terra per gli uomini, amati da Dio”, se poi non ci si mette con verità davanti a quel Bambino; e se non ci si prova a domandare in che modo la celebrazione della sua nascita e della presenza di Colui che i credenti riconoscono come il “Dio con noi” può rompere gli schemi sempre uguali di sopraffazione e violenza, e introdurre sul serio una “tregua”?

Eppure, quella nascita ha pur fatto entrare nel mondo qualcosa di nuovo, e non solo per co­loro che riconoscono, nel bambino di Betlemme, il Figlio di Dio entrato nella nostra storia. Perché, allora, la celebrazione della sua nascita non potrebbe segnare una nuova tregua? Una tregua che sia come una piccola fessura, una minuscola crepa nei muri compatti delle logiche di questo mondo e anche delle nostre vite, forse rassegnate. Quel Bambino inerme ha la forza di allargarla, quella crepa, di sgretolare quei muri, di trasformare una tre­gua parziale in un fiume di pace, in un tempo di speranza, in volontà di giustizia, in desiderio di vita buona per tutti.

L’augurio che vorrei fare a voi, carissimi fratelli e sorelle di questa Chiesa di Crema, a voi tutti che vivete in questa terra cremasca, è appunto questo: che il Natale di quest’anno instauri una tregua nella nostra vita; una tregua nella quale possano insediarsi le promesse di misericor­dia e di pace che vengono da Dio, nel suo Figlio nato tra noi; una tregua che possa allar­garsi in uno stile di vita, di pensiero, in un modo di abitare insieme questo mondo, che sia all’altezza di ciò che Gesù Cristo propone, e ci trasformi in artigiani di speranza.

Ci sia tregua, soprattutto, per chi più soffre, per gli ammalati, i poveri, i migranti, per chi ha perso la speranza e non sa vedere un futuro. Ci sia per tutti una tregua di Natale, che poi si dilati alla misura del cuore di Dio, amante della vita e fonte di ogni benedizione.

Buon Natale!".


Nella foto, monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema