Lodi, 28 dicembre 2025
Mohammad Hannoun è stato arrestato il 26 dicembre nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova. Il 63enne, residente nel capoluogo ligure, è accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e di finanziamento del terrorismo. La misura disposta dal giudice è la custodia cautelare in carcere, motivata dal pericolo di fuga e di reiterazione del reato.
L’arresto riporta sotto i riflettori un nome già noto anche a Lodi. Nel marzo del 2025, infatti, Hannoun era stato annunciato tra i relatori di un’iniziativa legata al conflitto in Medio Oriente, prevista in una sala comunale. In quell’occasione il comune decise di revocare la concessione dello spazio, dopo che sul suo profilo erano emersi elementi ritenuti incompatibili con un evento pubblico patrocinato dall’amministrazione. La decisione aveva acceso il dibattito cittadino, tra richieste di chiarimenti e prese di posizione politiche.
A distanza di mesi, l’arresto rende quel precedente un punto di partenza inevitabile per leggere la vicenda anche in chiave locale. Non si tratta più solo di una polemica legata a un evento pubblico, ma di un’inchiesta giudiziaria che ipotizza un ruolo centrale di Hannoun in una rete di raccolta e trasferimento di fondi verso Hamas. Un quadro che spiega perché, già prima dell’intervento della magistratura, il suo nome fosse finito al centro di valutazioni e cautele da parte delle istituzioni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’indagine – avviata nel 2003 – avrebbe consentito di delineare una struttura articolata, con ramificazioni in Italia e all’estero. L’operazione ha portato all’arresto complessivo di nove persone e al sequestro di beni per circa 8 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta ci sono tre associazioni che operavano formalmente nel campo dell’assistenza umanitaria e della solidarietà con la popolazione palestinese.
I numeri indicati negli atti sono uno degli elementi chiave dell’accusa. Secondo l’ordinanza, oltre il 71 per cento dei fondi raccolti a partire dal 2001 sarebbe stato destinato, direttamente o indirettamente, a Hamas o a realtà ritenute a essa collegate. La cifra contestata supera i 7 milioni di euro e riguarda un arco temporale molto ampio, con una presunta intensificazione dei flussi dopo il 7 ottobre 2023.
Hannoun viene indicato come figura di vertice della rete italiana e come referente per i contatti con l’estero. Nelle carte dell’inchiesta compaiono collegamenti con altri Paesi europei e con la Turchia, oltre a intercettazioni che, secondo gli investigatori, dimostrerebbero una piena consapevolezza della destinazione dei fondi. Parte delle prove si basa su segnalazioni bancarie, tracciamenti di bonifici e documentazione informatica sequestrata, oltre a elementi forniti dalle autorità israeliane.
Sul piano personale, l’architetto era già stato destinatario, nel 2024, di un foglio di via da Milano per istigazione all’odio e alla violenza, provvedimento successivamente prorogato. Un elemento che, insieme alle sanzioni statunitensi adottate nel 2023 nei confronti di alcune associazioni a lui riconducibili, viene richiamato dagli inquirenti per delinearne il profilo.
L’inchiesta è ora nella fase iniziale del procedimento giudiziario e vale la presunzione di innocenza. La difesa ha già annunciato l’intenzione di contestare l’impianto accusatorio e la lettura dei flussi finanziari. Per Lodi, però, l’arresto segna un punto fermo: il caso che mesi fa aveva acceso il dibattito locale si inserisce oggi in un quadro giudiziario molto più ampio, con implicazioni che vanno ben oltre i confini cittadini.