Crema News - Testimoni di fede Don Natale Grassi Scalvini

Cremasco, 19 ottobre 2025

XXIX Domenica ord. C​​

 La Parola: ​​Es 17,8-13  Sal 120 2Tm 3,14-4,2  Lc 18,1-8:

 Dal Vangelo secondo Luca ​Lc 18,1-8

 In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) L’ultima volta in cui, alcuni anni fa, ho vissuto l’esperienza di una notte in tenda a più di duemila metri, mi son svegliato verso le 4 del mattino per poter ammirare lo spettacolo dell’alba. Con mia grande sorpresa ed emozione sulla roccia un poco esposta adatta per la visione del sole che sorge ho trovato anche tre adolescenti del gruppo che era con me, già pronti anche loro per lo spettacolo più antico del mondo.

Se il Signore Gesù dovesse tornare prima che finiscano le albe in montagna son sicuro che troverebbe ancora la fede sulla terra. Ma ugualmente dobbiamo pensare che il Signore non si accontenta della fede emotiva dei sognatori che ammirano lo spettacolo dell’alba: lui vuole una fede matura, concreta e ricca di opere buone secondo la sua volontà. Ecco allora che diventa importante quella realtà tanto antica, molte volte criticata e spesso data per spacciata ma sempre più necessaria anche in questa epoca di cambiamenti radicali: la parrocchia. Ovviamente se nella parrocchia non ci fosse più il parroco residente, come purtroppo sta accadendo sempre più anche nelle piccole parrocchie della nostra diocesi, questo non significa che la vita di fede non ci possa essere, anzi alcune volte la mancanza del parroco è stata anche l’occasione per una sana e bella risvegliata dei laici che si son sentiti chiamati in prima persona a operare per la crescita e lo sviluppo del regno di Dio nella loro realtà concreta.

Ma certamente se c’è il parroco è meglio! 

Questa domenica inizio il mio nuovo impegno di parroco nella comunità di Ripalta Arpina e quindi mi sento chiamato in causa in prima persona. Ma ancor più di me credo che siano chiamati all’appello tutti i fedeli della parrocchia. Sono sempre più convinto infatti della preziosità di una presenza come quella del parroco anche nelle piccole comunità ma ancor di più è necessario che davvero tutti si sentano partecipi e corresponsabili della vita di fede e delle sue concrete realizzazioni che rendono visibile e significativa ogni esperienza di comunità parrocchiale. Sappiamo tutti che non esiste un misuratore oggettivo della quantità o profondità della fede. E per fortuna! Ma ugualmente alcuni segnali e situazioni che rendono visibile la disponibilità personale e comunitaria di vivere con atteggiamenti e scelte di fede si possono trovare.

Probabilmente tutti abbiamo pensato subito alla frequenza domenicale alla S. Messa oppure agli incontri formativi per ragazzi e adulti che vengono proposti un po’ in tutte le nostre parrocchie o magari nelle unità pastorali, là dove i numeri lo consigliano. Ma non credo siano questi i segni più eloquenti e attuali della vitalità di fede di una parrocchia, visto che determinate iniziative e proposte, come le celebrazioni liturgiche o gli incontri di catechesi e annuncio fan parte del bagaglio secolare e quasi scontato delle parrocchie di antica tradizione cristiana come le nostre. Si tratta in realtà di riconoscere e manifestare alcuni gesti di testimonianza e profezia con cui la comunità cristiana può dare un contributo reale alla crescita umana, materiale e spirituale, delle persone che condividono momenti di esistenza in un determinato ambiente o realtà di vita.

Per esempio nelle nostre parrocchie di campagna possiamo essere davvero i testimoni concreti di una attenzione particolare alla difesa del creato, sapendo servirci dei beni terreni concessi da Dio all’uomo ovviamente senza sprechi ma neanche incoerenti posizioni di ridicolo rispetto panteista. Ma anche la capacità di condividere quotidianamente la vita delle nostre piccole realtà con atteggiamenti di servizio e buon vicinato, così cari alla nostra antica tradizione contadina, sempre pronta a prendersi carico delle difficoltà e delle gioie di tutti, credo possa essere un altro dei segni distintivi della nostra fede vissuta. Ma soprattutto sarà la capacità di interpretare con sguardo di fede tutti gli avvenimenti della vita ordinaria come i grandi eventi della storia, che certamente mostrerà a tutti il reale spessore della fede che tutti e ciascuno possiamo testimoniare.