Soncino, 11 gennaio 2025
(pgr) E' lì, seduto accanto al sindaco Gabriele Gallina, padrone di casa e con vicino la sua famiglia, moglie e due figli, Peppino Fappani, il sopravvissuto all'attacco di uno squalo mako, mentre era in vacanza a Marsa Alam, in Egitto (dal 25 dicembre al 1° gennaio).
Fappani ha ripercorso quei terribili momenti, raccontando quel che ricordava e poi ringraziando chi gli ha salvato la vita, lui che è sopravvissuto, mentre Gianluca Di Gioia non ce l'ha fatta.
"Tengo a precisare che eravamo al di qua delle boe di delimitazione - ha ribadito più volte Fappani - e che non vi erano reti di protezione, per cui lo squalo è arrivato indisturbato."
Sì, indisturbato e ha attaccato Di Gioia il quale, allo stremo delle forze perché gravemente ferito, è riemerso, si è attaccato a una boa e ha chiesto aiuto.
"Ho visto Di Gioia aggrappato alla boa. Pensavo a un malore. Qui ci sono sette-dieci metri di profondità. Non ho pensato che fosse stato attaccato dallo squalo, non ho visto sangue e sono andato verso di lui per aiutarlo".
Certo, lo squalo.
"Anche perché se avessi intuito che c'era un pescecane in giro, avrei chiamato i soccorsi e mi sarei messo in salvo".
Invece Peppino si è avvicinato e anche lui è stato aggredito dal pescecane.
"Era lungo oltre due metri e mi ha attaccato a una gamba. Ho subito tre attacchi, l'ultimo quando ero disperatamente attaccato alla lancia di soccorso. Se sono qui, se sono vivo, lo devo ai ragazzi del diving che mi hanno recuperato".
E Gianluca Di Gioia?
"Anche lui è stato issato a bordo, ma ho visto che era conciato malissimo. Non so quando è morto, ma si vedeva che era in condizioni pessime".
La questura egiziana ha aperto un'inchiesta e afferma che eravate al di là delle boe.
"C'è un filmato molto chiaro dove si vede che sono al di qua. Non penso di essere indagato dagli egiziani o che mi si possa addebitare una condotta scorretta. Invece, quel che mi sento di dire è che lì avrebbero dovuto esserci le reti e non c'erano. I miei soccorritori mi hanno riferito che in vent'anni non hanno mai visto uno squalo da quelle parti e che si trattava di un mako perché lo squalo tigre quando attacca uccide".
Chiusura con i ringraziamenti, scritti su un foglio per non dimenticare nessuno, dal sindaco, al personale medico e infermieristico egiziani e a quelli dell'ospedale di Manerbio, dove domani andrà a togliere alcuni dei sessanta punti che gli hanno applicato nell'ospedale di Porto Ghalib. Un grande grazie soprattutto ai ragazzi del diving che lo hanno salvato: "Senza di loro non sarei qui. Comunque da quelle parti non torno più. Da oggi in poi andrò in montagna".
Attento agli orsi...