Sergnano, 01 marzo 2024
Storia di un testamento con relativa eredità che, pur non facendo litigare gli eredi, si dimostra impossibile da mettere in pratica. Perché il testamento lascia dei beni a certe condizioni che un erede ritiene impossibile da assecondare.
Siamo nel 2016 quando una donna di circa 90 anni che in vita ha lavorato e dimorato a Milano ma che poi, una volta in pensione, si è trasferita a Sergnano, viene meno. Nella sua vita questa persona era benestante. Ha però avuto varie sfortune, tra cui quella di perdere una figlia nel fiore degli anni e poi restare vedova e quindi sola. Avendo una disponibilità di un paio di milioni di euro, prima di morire ha pensato bene di distribuirli tra le persone a lei più care e vicine e di predisporre un lascito al comune. A quest'ultimo la donna ha lasciato due case, unite tra loro da uno stretto giardino, nelle quali era suo desiderio ricavare una piccola Rsa che potesse ospitare quattro persone anziane. Unico vincolo, intitolare la casa nel nome della figlia. Nessun erede diretto e nessuna contestazione. Tuttavia...
Quando il comune viene a conoscenza del lascito e della volontà della defunta, si mette in pista per cercare di capire come ottemperare. E si scontra subito con gravi difficoltà. La prima è che per ricavare una piccola Rsa da queste due case sono necessari lavori onerosi, come quello di montare un ascensore, per esempio. La seconda è che una volta attrezzata allo scopo, mantenerla costa davvero parecchio e le eventuali entrate degli ospiti non coprirebbero neppure lontanamente le spese. La terza è che mettendo tutto a posto e poi donandola ad altri istituti per la gestione, ci si è scontrati con: "Grazie ma non ci pensiamo proprio". Quindi, il comune sta per rinunciare all'eredità. Però ci sarebbe anche un altro particolare: a chi deve lasciare le case a lui destinate se non ci sono eredi legittimi?
Niente male come problema.