Calvenzano, 4 dicembre 2024
(Gian Luca Maestri) Sono pochissimi, forse una decina in tutta Italia, i reduci dell’eccidio di Cefalonia, una delle pagine più drammatiche della storia dell’esercito italiano. Uno di loro abita a due passi dal Cremasco. Si chiama Luigi Buttinoni, è di Calvenzano, è ospite della casa-albergo Maria Immacolata e il 2 dicembre ha compito 101 anni! Decano del paese, Luigi è ancora oggi una forza della natura. Carattere solare e volto sorridente, con la sua memoria di ferro ricorda come se fossero successi ieri i sanguinosi eventi nei quali fu, suo malgrado, coinvolto.
“Avevo vent’anni –racconta- quando arrivò a casa mia la cartolina per il militare. Mi mandarono prima a Padova, poi a Napoli e poi in Sicilia ed infine in Grecia, a Cefalonia, con l’artiglieria degli Alpini. Noi ragazzi del 1923 eravamo una ventina ed avevamo preso il posto di alcuni commilitoni meno giovani di noi. Sull’isola non si stava poi così male, anzi, ma dopo l’armistizio firmato dal generale Badoglio l’8 settembre 1943 scoppiò il patatrac”.
Da quel momento la sua vita fu appesa ad un filo.
“Presero i nostri ufficiali – continua Luigi - e li fucilarono senza pietà. Passarono diversi giorni senza che noi soldati semplici sapessimo che sorte fosse toccata ai nostri comandanti. Ad un certo punto i tedeschi ci imbarcarono su delle navi, che io adesso chiamo navi ma che erano vecchi traghetti stipati di gente. Al largo di Cefalonia, per colpa delle mine, ne saltarono in aria tre, compresa quella su cui c’ero anch’io, che era stata la terza a partire. Mi salvai per miracolo (aggrappato ad una trave di legno) e con qualche altro soldato sopravvissuto fui individuato in mezzo al mare, fra decine di corpi, da uno stuka tedesco e ripescato dai nazisti. Ci portarono prima ad Atene, in ospedale, dopodiché ci deportarono in Germania. Io sono stato mandato in un campo di lavoro, prima a Berlino e poi trasferito a Lipsia”.
È nella città della ex Germania Est che Luigi rimane fino alla liberazione ad opera dell’esercito Alleato.
“Sono tornato a casa alla fine dell’estate del 1945. Non siamo stati molti ad aver avuto questa fortuna. Quanti soldati non ce l’hanno fatta”.
Di quei compagni che persero la vita sull’isola dell’arcipelago greco Buttinoni si dice orgoglioso e si sente ancora oggi una sorta di loro portavoce.
Dice di lui il sindaco di Calvenzano Fabio Ferla, che sabato scorso è andato a trovarlo e lo ha nominato sindaco per un giorno: “Luigi mi conosce da quando sono nato. Era amico di famiglia dei miei nonni, il sindaco di Calvenzano Carlo Gusmini (classe 1924) ed il primo presidente della sezione Artiglieri di Calvenzano Alfredo Ferla (classe 1916). Luigi ricorda lucidamente e con consapevolezza ogni cosa ed è bello ascoltare i suoi racconti, non solo di guerra, per conoscere il nostro passato. Una persona di quest’età, così lucida, costituisce una memoria storica preziosissima”.