Crema News - Crema - C'erano una volta i cantoni Una riunione serale

Crema, 04 maggio 2024

(Bernardo Zanini) La città è un teatro vivente dove ognuno recita la parte di attore più o meno inconsciamente. Sembra di rivivere le storie di Amarcord del film di Federico Fellini, che in dialetto cremasco suona “Mericorde”. La città diventava un teatro, dove in ogni via la gente osservava quelle macchiette di personaggi che caratterizzavano il luogo. In ogni via di Crema c’era uno scenario gestito dai vari attori popolari, come quadri di un’esposizione surrealista, alcuni kafkiani e altri che sembravano usciti dai romanzi di Guareschi, i quali, raccontando le proprie storie di vita si sentivano qualcuno, avevano il proprio palcoscenico e il loro pubblico, fatto di gente comune che si metteva alla sera seduta sulle sedie davanti all’uscio di casa. In questa specie di salotto popolare, dove si parlava, si spettegolava e se qualcuno aveva una domanda partiva all’inizio della via, di bocca in bocca e tornava con la risposta. Anche nelle campagne la gente faceva lo stesso, si raccoglievano sotto il portico dei cascinali e dialogavano del più e del meno. Ma era un’altra umanità, oggi scomparsa e che non ritornerà mai più, dove tra la gente c’era rispetto e onestà.

Nella città il popolo riconosceva le varie vie come scenari del teatro ed erano chiamati cantoni di Crema[1] con dei nomi sinonimi di mestieri, di avvenimenti o altro. I Cantù da la furca, erano due, uno è nella via Crocefissa di Rosa, dove si preparavano i condannati e l’altro è un vicoletto di via Verdi, dove sotto il governo veneto impiccavano i rei confessi. Al Cantù dala pulenta è ora via Salvecchio, al Cantù dale campane, dove c’era una fonderia, è l’attuale via Patrini, al Cantù del fümì in via Pavesi prende il nome da uno stagnino e oggi è stato rinominato come al cantù da Franco Ciapa, misteri cittadini. Al Cantù dal roi è in via Venezia, e quello del casotto era nel vicolo Sala. Al Cantù dala pésa era in via Marazzi, in via Benzi c’era al Cantù da l’asen, e ’l Cantù lunch in via Tensini. Al Cantù delle zucche o altrimenti detto del caal mat e anche dal lùf è un vicolo cieco in via Dante e quello di San Giuseppe dove c’era l’omonima chiesa è ora via Barbelli. Al cantù da San Intone dove c’è la chiesa omonima è in via Benzoni. In via Teresine c’era il Canton del mondo alla roversa e trent’anni fa alcuni anziani del luogo si ricordavano di un vecchio detto: a San Paolo cùnvers, i na fa da ogni vers.

La contrada del Solitario e il cantone del Ritorto del 1700, oggi è la via Frecavalli, nel 1790 la via Verdelli era detta canton delle Cecilie. Di via Valera ne esistevano due nel 1400, una era nella parrocchia di Santa Trinita e l’altra è ancora al suo posto. Altre località di Crema anche senza avere una denominazione ufficiale venivano citate da secoli dalla gente comune, come piazza delle Erbe che ora si è tramutata in piazza Istria e Dalmazia, dove esiste un passaggio a volta che sbuca in via Matteotti, questo passaggio si chiamava Sota al Signur.


(Continua)


[1] Su i cantoni di Crema, ho preso appunti da Folclore Cremasco di Francesco Piantelli del 1955 e anche da Origine dei nomi delle strade di Crema di Mario Perolini del 1976 e anche da fonti orali.