Milano, 08 gennaio 2018

Chi l'avrebbe mai detto? Fino a sabato, quasi nessuno. Quasi, perché la rinuncia di Roberto Maroni al trono della Lombardia un perché ce lo deve avere e va ricercato nella riunione di Arcore tra i tre leader e un convitato di pietra a casa (la quarta gamba) di Berlusconi. Nel senso che non si crederà davvero che la Lega butti via una vittoria (quasi) certa in Lombardia per un piatto di lenticchie, vero? E neppure si crederà che Maroni voglia cambiare lavoro, da un giorno all'altro. A meno che... Il cambio di lavoro sia passare da una poltrona a una poltronissima. Spieghiamo. Maroni ha detto che lascia, così, senza rancore. Ma che la politica è il suo amore e che è a disposizione, anche se al momento non ha richieste né pretese. Ma davvero si pensa che Salvini sia andato da Berlusconi per vedersi sfilare la Lombardia senza colpo ferire? Sarebbe più facile credere agli ufo. E allora? La teoria più semplice è quella suggerita dai grillini: cedono Milano e si prendono Roma. Ma chi ci mettiamo sulla poltrona romana, visto che Berlusconi non può e che Renzi gli ha insegnato che si comanda agevolmente, anzi con meno grane, stando fuori dal palazzo? Salvini non è internazionalmente presentabile, quindi l'uomo giusto potrebbe essere proprio Maroni che in Lombardia ha fatto bene, ha chiuso bene, avrebbe rivinto bene. Quanto dobbiamo aspettare per vedere se questa è l'analisi giusta (abbiamo scommesso alcuni caffè)? Non crediamo molto tempo.

E in Lombardia? Vediamo: la Lega candida Fontana, bravo sindaco di Varese, leghista moderatissimo della prima ora e non la Gelmini la quale, diciamolo, avrebbe avuto anche chances di vittoria; il centro sinistra lancia Gori che adesso sogna a occhi aperti; i grillini propongono Dario Violi. Il fulcro della questione sta nella new entry Liberi e Uguali. Fino a sabato stavano discutendo di un candidato proprio. Ma se fanno come Berlusconi che all'ultimo minuto era riuscito a mettere insieme tutti e aveva portato a casa il piatto, stavolta il piatto lo portano a casa loro. Altrimenti... chissà.

Nella foto, Roberto Maroni in visita all'ex tribunale di Crema