Pandino, 04 maggio 2016

Un'assoluzione e una prescrizione per l'impiegata del comune di Pandino e suo marito, professionista a Rivolta d'Adda, accusati di due episodi di concussione e corruzione. Assoluzione per quanto riguarda il primo episodio, cambio d'imputazione nel secondo e prescrizione, quindi niente sentenza per il secondo. Stiamo parlando di un'accusa pesante, quella di aver preteso soldi, 70mila euro per sveltire alcune pratiche. La vicenda aveva fatto scalpore perché lei, Claudia Fagioli, con il marito Giusppe Regazzi, era a capo di un ufficio comunale delicato, quello della concessione di licenze. Gli episodi finiti sotto la lente d'ingrandimento dei carabinieri erano due. Uno datato 2006, per il quale un commerciante aveva denunciato di aver dovuto sborsare 50mila euro per sveltire le pratiche necessarie per l'apertura del suo esercizio. Testimonianza molto discordante, quella del commerciante, da quella dei suoi due soci, che invece non avevano avuto sentore di alcun passaggio di soldi. Per questa accusa marito e moglie sono stati assolti. Vicenda diversa per quanto riguarda l'episodio del 2008. I magistrati di Cremona, presidente Pio Massa e giudici a latere Francesco Beraglia e Christian Colombo, hanno deciso che non fu concussione (richiesta di soldi da parte di un dipendente pubblico), ma corruzione (offerta di denaro da parte di una persona a impiegato pubblico) e come tale, visto che sono passati otto anni da quell'eventuale episodio, si è finiti in prescrizione e, quindi, nessun processo e nessuna sentenza. Potrà restare il dubbio, ma non se ne parlerà mai più. L'impiegata, mai rimossa dal suo posto e che all'epoca incassò la solidarietà del sindaco di Pandino, con suo marito possono tornare a respirare.

Nella foto, il castello di Pandino, sede del comune