Crema, 17 settembre 2017

E' la settimana del giudizio. Giovedì mattina a Brescia, i giudici della Corte d'appello di quel tribunale discuteranno il ricorso presentato dagli avvocati Corrado Limentani e Nerio Diodà contro la condanna a 4 anni e nove mesi per abusi sessuali nei confronti del loro assistito, l'ex sacerdote Mauro Inzoli, ridotto allo stato laicale da papa Francesco nello scorso mese di maggio. Come ribadito più volte, il ricorso non mira a ottenere il cambio del giudizio, da colpevole a innocente, ma a una riduzione della pena. Infatti, Inzoli prima di andare davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Cremona, ha sanato la sua posizione, risarcendo le sue vittime con 150mila euro. Questo significa che ha riconosciuto la sua colpevolezza per il reato per il quale poi il giudice l'avrebbe condannato. La strategia difensiva dei suoi difensori punta a una riduzione della pena perché se il collegio che giudicherà l'imputato lo condannerà a una pena inferiore ai quattro anni, l'ex sacerdote potrebbe chiedere di evitare il carcere e di essere ammesso ai servizi sociali. In caso di risposta positiva l'ex parroco della SS. Trinità di Crema non vedrebbe aprirsi le porte del carcere. Se invece la pena venisse confermata o addirittura maggiorata, allora resterebbe sempre la strada del ricorso in Cassazione, che aprirebbe altre prospettive, tra le quali quella della prescrizione. Ricordiamo che l'ex sacerdote è a giudizio solo per una parte dei reati commessi, in quanto altri erano già finiti in prescrizione.

Nella foto, l'ex sacerdote don Mauro Inzoli