
Crema, 30 luglio 2020
Il caso non è chiuso. I legali della famiglia di Mauro Pamiro, il professore musicista di 44 anni trovato morto il 29 giugno in un cantiere di via Don Mazzolari sono pronti a dare battaglia qualora il procuratore della repubblica Roberto Pellicano proceda ad archiviare il caso come morte per suicidio senza implicazione di altre persone. In effetti l’uscita del procuratore ha meravigliato molti, in quanto ci sono ancora indagini in corso e soprattutto si è in attesa dei risultati dell’autopsia e quelli degli esami tossicologici, entrambi attesi per settembre. Mentre per l’autospia si è saputo che la causa della morte sarebbe da addebitare a precipitazione da notevole altezza (dove nessuno si pronuncia nel quantificare il termine ‘notevole’), anche per il tossicologico sta trapelando qualcosa. Sono incaricati di eseguire gli esami in sei professionisti, due per ciascuna parte (procura, difesa della moglie Debora Stella e difesa della vittima) e sembra che gli esami sui reperti di Mauro Pamiro abbiano fornito elementi di un certo interesse. Quindi qualcosa è stato trovato, anche se nessuno in questo momento vuole definire meglio quanto trovato. Il riserbo è massimo, ma qualcosa si sta muovendo. Per esempio, il nuovo avvocato del padre di Mauro Pamiro, l’avvocato milanese Gian Luigi Tizzoni, che ha sostituito il legale Vittorio Meanti nominato in prima battuta, dopo aver ricevuto l’incarico è arrivato a Crema per visitare il luogo oive è stato trovato il cadavere ed è atteso di nuovo in città per un confronto con l’avvocata Ilaria Dioli, che patrocina Marisa Belloni, la madre della vittima. La data dell’incontro non è ancora stata fissata, ma sarà di certo a breve e nell’incontro saranno esaminati i risultati sin qui conosciuti per mettere a punto una strategia comune e continuare a indagare sul caso che continua a mostrare molti lati oscuri.
Nella foto, Mauro Pamiro