Crema News - Pasticcio Masterlplan

Provincia, 19 aprile 2021

Per oggi la Provincia ha organizzato una call conference con i sindaci del territorio per discutere la questione del Masterplan 3C, cioè  il documento di indirizzo strategico che sviluppa un'ipotesi complessiva sulla programmazione di un territorio, individuando i soggetti interessati, le possibili fonti di finanziamento, gli strumenti e le azioni necessari alla sua attuazione. Più precisamente, si discute della costituzione di un’Associazione Temporanea di Scopo (Ats) e mandato collettivo di rappresentanza alla quale dovrebbero aderire i comuni.

La questione avrebbe dovuto essere già chiusa, ma non è così e tutto nasce il 26 marzo quando l’amministrazione provinciale invia una lettera ai comuni con la quale si chiede entro sette giorni di aderire alla proposta indicata. Per aderire è necessario pagare una quota di mille euro per i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti. Di duemila per quelli compresi tra i 5mila e 10mila abitanti. Di tremila per enti superiori ai 10mila abitanti.

Il comune di Casale Cremasco Vidolasco fa due conti ed evidenzia che un paese di mille abitanti deve contribuire con 1 euro per ciascun abitante. Uno di 10mila con 0,20 euro. Uno di 20 mila 0,15 euro. Crema, che conta 34.600 anime, si ferma 0,086 euro pro capite. Cremona con 71.400 cittadini scende a 0,042 euro.  

Il sindaco Antonio Grassi pone il problema e dichiara che non voterà la proposta per un’evidente diversità di trattamento tra comuni grandi e piccoli, quest’ultimi fortemente penalizzati. Altri sindaci cremaschi non aderiscono all’Associazione.

Passano tre settimane e l’amministrazione Provinciale invia ai comuni un’altra lettera dove si informa che i comuni sotto i 3000 abitanti usufruiranno di uno sconto del 50% e la loro quota scende a 500 euro.

Mossa da molti giudicata un autogol, perché non risolve il problema dell’equità tra i comuni. Il punto dolente non sono i mille euro, ma la contribuzione che come concepita dalla Provincia non è equa. Corretto sarebbe stato stabilire un tetto di spesa, dividerlo per il numero degli abitanti della provincia e così ricavare la spesa pro capite. In questo modo ogni comune avrebbe pagato per il numero dei suoi abitanti e nessuno avrebbe eccepito.

Quanto successo fa dubitare che si abbiano le idee chiare sui conti. Infatti se le quote iniziali sono state calcolate per coprire un determinato budget, se si propone uno sconto, significa che si introita meno. Allora i casi sono due: o si recuperano i soldi scontati (come?), oppure le spese previste inizialmente non erano calcolate con precisione.

Un altro punto che fa arricciare il naso è l’articolo 4 dell’accordo, là dove si parla del comitato di gestione. Precisamente lascia perplessi il seguente passaggio: «Sono componenti di diritto del comitato di gestione i rappresentati designati dal Comune di Cremona, dalla Provincia di Cremona e dalla Camera di commercio di Cremona e i rappresentati designati dai Comuni di Crema e Casalmaggiore»

Ora, come sia possibile firmare un accordo dove compaiono nel comitato di gestione i comuni che ancora devono firmare l’accordo stesso è quantomeno inusuale. Se, per una ipotesi remotissima, non accettassero di partecipare all’associazione cosa accadrebbe? Ma aldilà di questa possibilità è assurdo che sia definito un comitato di gestione ancora prima di avere l’adesione all’accordo stesso.

 

 La foto è esemplificativa