Crema, 13 maggio 2016

Sorprendono le dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla presidente del tribunale di Cremona, Ines Marini, circa una presunta ritrovata, improvvisa, grande efficienza dal presidio del capoluogo ex provincia.

La Marini, proprio la stessa che favoriva la soppressione del tribunale di Crema, assicurando il governo di essere pronta all’accorpamento e disponendo il trasloco dei faldoni d’archivio addirittura il giorno precedente l’entrata in vigore del provvedimento, nonostante un ricorso ancora aperto presso la Corte d’Appello di Brescia da parte del comune di Crema.

Dopo due anni e mezzo di ripetuti reclami da parte del procuratore di Cremona, Di Martino, e della stessa presidente Marini, per inadeguatezza strutturale, carenza di personale, rischio d’implosione ma, soprattutto, di calvario e disagi sopportati dai 165.000 utenti del cremasco che devono percorrere mediamente un centinaio di chilometri per assolvere anche le più banali pratiche amministrative, soggiacendo ad orari strettissimi e rigorosissimi di uffici dislocati in punti diversi della città, con il rischio di dover tornare se si sfora di un minuto le uniche due ore mattiniere messe a disposizione di avvocati e pubblico, ora, improvvisamente, vengono sfornati dati esaltanti. In netto contrasto con altre notizie lette solo tre mesi fa che dicevano numeri impietosi e considerazioni fallimentari sulla gestione della giustizia a Cremona a seguito dell’accorpamento di Crema, ed avendo in carico il mega processo su calcio scommesse. A chi dar ragione?

La percezione che ricevo dai concittadini non coincide con le considerazioni della presidente Marini, ma anche personalmente, posso testimoniare di cause pendenti da anni rinviate ripetutamente in questo biennio con la motivazione “eccesso di lavoro”. Propendo quindi più realisticamente alle informazioni riportate a febbraio, aggiungendo che la presunta efficienza ritrovata e vantata ora a Cremona, con l’assegnazione di un congruo numero di giudici, non è certamente paragonabile a quella dello storico presidio cremasco, secondo in tutta Italia, quando funzionava a pieno regime. Certamente negli ultimi due anni quella gestione era stata lasciata agonizzare, prefigurando un accorpamento che avrebbe dovuto portare risparmi; invece ha portato nuovi costi e nuove spese, alle casse pubbliche e a quelle degli utenti.

Per questo alcuni rappresentanti e amministratori del territorio cremasco reclamano il ripristino del servizio Giustizia a Crema, riutilizzando la bella e capiente struttura che lo ospitava. Inoltre, la revisione territoriale con l’abolizione delle ex province apre scenari diversi al territorio e ai suoi servizi, fra i quali tribunale e procura della repubblica. Possiamo sperare e impegnarci sia per il ripristino in loco, sia per l’assegnazione di una competenza territoriale diversa da Cremona, ad esempio la vicina Lodi, a seguito della definizione delle nuove cosiddette Aree Vaste. I cremaschi forse hanno ancora il dente avvelenato, proprio a seguito della vicenda Tribunale e del rischio che ha corso l’Ospedale, ma nell’area Cremona/Mantova non si identificano.

Dopo di che, se la presidente Ines Marini resta convinta che gli accorpamenti diano risultati così eclatanti, le consiglio di prepararsi ad assecondare, coerentemente, un accorpamento di quel che resterà di Cremona con Mantova.

Tino Arpini (Solo cose buone per Crema)