Crema, 21 febbraio 2018

Tino Arpini, ex consigliere comunale eletto in una lista civica di centro destra (Solo cose buone per Crema), in lista come indipendente per Forza Italia nelle scorse elezioni amministrative, primo degli esclusi (rientra in consiglio qualora Simone Beretta venga eletto in regione), scrive una lettera per invitare le persone ad andare a votare e indica, secondo lui, chi non si dovrebbe votare.

ELEZIONI 2018: perché votare,per chi non votare!

Da quando non sono più in Consiglio Comunale a Crema mi sono imposto il silenzio stampa, nonostante qualche sollecitazione, ripromettendomi però di parlare ai miei concittadini in occasione della prima tornata elettorale per dire il mio pensiero, avvalorato dall’esperienza politica quinquennale 2012-2017, durante la quale si sono registrati fenomeni eccezionali sia a livello nazionale (forte crisi economica e occupazionale giovanile, microcriminalità diffusa, immigrazione incontrollata, legislazione unioni civili, testamento biologico, proposta di revisione costituzionale), sia a livello locale (istituzione anticipata del registro unioni civili, bando per Centro Culturale Arabo o moschea, perdita del Tribunale e Procura della Repubblica, rischio di assorbimento della Asst Cremasca, chiusura dell’Ufficio Postale di Ombriano, inquinamento atmosferico e inefficienza del trasporto urbano).

Sono stati gli argomenti personalmente più sofferti sui quali pongo un discrimine per l’assegnazione della fiducia da esprimere il prossimo 4 Marzo e che desidero condividere.

I temi di livello nazionale sono in gran parte gestiti con l’ideologismo di una sinistra volta primariamente a cercare consenso e rafforzarsi nel potere, prima ancora di affrontare i contenuti e gestire le problematiche. La sonora bocciatura poi del referendum costituzionale del Dicembre 2016, avrebbe dovuto da un lato dimissionare dalla politica i registi ispiratori di quella riforma, Renzi e Boschi, dall’altro ci avrebbe consentito adesso di eleggere un parlamento più leggero, se i quesiti si fossero spacchettati; ma ciò non è parso conveniente ai fini dell’esito complessivo sperato, nel quale erano insiti i veri interessi e prospettive ben precise di quel progetto.

Le tematiche locali sono figlie degli stessi ideologismi per affinità partitica dell’Amministrazione Comunale con quella Governativa, ma anche colpevolmente attribuibili ad una scarsa e tardiva reazione ai segnali di rischio di soppressione di servizi e presidi tanto importanti sul piano economico sociale e, addirittura, identificativi di un territorio e di un’area omogenea, senza i quali, alla stessa, non resta che vantare l’aggettivo, essendo però ormai penalizzata e svuotata di contenuti. Mi riferisco principalmente al nostro Tribunale, finito, per ora, a Cremona con prospettive su Mantova, senza che il Sindaco della città capoluogo abbia saputo coinvolgere tutti gli altri sindaci del territorio per andare a “scomodare” il Ministro Orlano (PD) ma, ancor più grave e ancor prima, per mancanza di un rappresentante cremasco alla Camera, dove sedeva il cremonese Pizzetti, allorquando la ministra Severino, dichiarando di volersi attenere ai pareri parlamentari, ottenne il via libero alla soppressione, al contrario della Commissione del Senato che si era già espressa per il salvataggio. Prevalse dunque l’interesse campanilistico di Cremona sui meriti del Tribunale di Crema, in testa alle classifiche nazionali di efficienza, allocato in una struttura moderna e capiente, a servizio del territorio economicamente trainante della provincia, prossimo all’area metropolitana e soggetto a infiltrazioni malavitose. Da allora il servizio Giustizia a Cremona è in affanno, nonostante i rinforzi, dislocato in punti diversi della città, senza comodità di parcheggio, con maggiori costi per affitti da parte della Pubblica Amministrazione, in barba alla spending review,e maggiori costi di trasferta dei legali dell’utenza cremasca.

La nostra realtà territoriale è relativamente piccola e potrebbe essere soggetta a possibili ulteriori tagli di strutture e risorse a favore del capoluogo provinciale, quando non addirittura di Mantova, probabile capoluogo di una ipotizzata futura area vasta. Tanto vale che il nostro territorio guardi ad altri centri di aggregazione, geograficamente più vicini, storicamente più compatibili e strutturalmente più simili, a cominciare dal Trevigliese.

E’ importante dunque che almeno in Regione, dove i sondaggi attribuiscono la vittoria certa alla coalizione di Centrodestra, sieda un cremasco doc e d’esperienza in maggioranza. Le presenze di minoranza, seppur importanti e significative, non avrebbero alcun incidenza e non porterebbero alcun beneficio alla nostra città e al suo territorio. Purtroppo al Parlamento non avremo questa possibilità di esprimere una preferenza e ci toccherà supportare i personaggi catapultati dalle segreterie di partito col consiglio, tuttavia, di evitare quelle liste che hanno dimostrato di anteporre il partito e i carrierismi ai nostri interessi.

Infine desidero caldamente incitare alla partecipazione al voto i tanti cittadini delusi della politica che si rifugiano nell’astensionismo. Io penso che questi sarebbero i voti più veri, equilibrati, più graditi, più ambiti e da ricercare perché le cose possano cambiare in futuro, poiché, diversamente, si lascerà sempre più il destino del Paese in mano ai tesserati dei partiti, i quali, votando in maniera statica, aprioristica e ideologica, tolgono dinamismo e innovazione nelle scelte politiche, allargando sempre più il divario col Paese reale al quale vengono assegnando legislazioni al limite dell’assurdo.

Dunque tutti al voto e Crema nel cuore!

Nella foto, Tino Arpini