Crema, 18 novembre 2016

Se il cambiamento non è un peccato, ma contraddistingue il saggio non si comprende perché Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo, s’inalberi se alcuni soci di Scrp ipotizzano di non dare seguito a un atto d’indirizzo approvato il 14 luglio scorso dall’assemblea dei sindaci. E’ successo lunedì alla riunione informativa indetta da Scrp per un confronto sull’opzione d’acquisto di azioni di Padania Acque da parte della stessa Scrp. A maggior ragione non si capisce perché non possano rivedere la propria posizione se la medesima Scrp (bisogna darle merito) ha sentito la necessità di fornire delucidazioni su alcuni punti controversi dell’operazione legati alla legge Madia e agli statuti delle due società coinvolte.

In gioco ci sono un milione e seicentomila euro dei cremaschi e alcune incognite che la riunione di lunedì alla presenza di un avvocato consulente - nuovo per l’assemblea - non ha cancellato. Oggettivamente quale consiglio comunale approva una delibera con il timore che venga contestata dagli organismi deputati a controllarne la validità, in testa la Corte dei conti?

Ma al di là del lato squisitamente tecnico c’è un altro problema sul quale riflettere, il più importante: il rapporto costi/benefici. Per il Cremasco è più vantaggioso acquisire il 4 per cento di azioni di Padania acque al prezzo di un milione e seicentomila euro e rimanere comunque in minoranza, oppure investire questi quattrini in opere nel nostro territorio? Numeri alla mano, Stefania Bonaldi, sindaco di Crema ha spiegato in maniera esemplare che in Padania Acque reietti siamo e un po’ meno reietti diventeremo, ma sempre reietti. A chi giova acquistare azioni per Scrp per contare come il cinque di coppe invece del due di spade quando la briscola è denari? Non ai comuni e non ai cittadini. E non è una questione di destra, sinistra o centro. E’ finita la luna di miele tra il sindaco di Crema e quello di Offanengo?

Rossoni si è infervorato al punto d’avvertire i presenti che se «non passa questa decisione (quella di fare entrare Scrp in Padania acque) allora si chiude Scrp perché è inutile». Meglio tardi che mai: da mesi alcuni sindaci pongono questo problema. Grazie Rossoni, verrebbe da dire: una ragione in più per non votare la delibera. E curioso che Scrp sia da chiudere quando i sindaci dissentono. Stupisce che Rossoni, politico di lunghissimo corso, abbia reagito alle perplessità con tanta foga. Primo perché l’atto d’indirizzo non è la tavola della legge. Secondo perché a Crema esiste ancora la possibilità di usare la propria testa. Terzo perché può succedere che non sempre, come è accaduto per la scelta del papabile alla presidenza di Linea gestioni, si è in tre a decidere ed uno dei tre era lui. E’ comprensibile che per un ex vicepresidente e assessore della giunta regionale in quota Forza Italia-Pdl, poi passato a Ncd, e ora sindaco privo di opposizione in consiglio comunale, sia poco usuale trovare qualcuno non allineato alle sue posizioni, ma se ne deve fare una ragione. Sic transit gloria mundi. E poi, perbacco, cambiare idea non è un peccato, sopratutto se si ipotizza un vantaggio per i cittadini. Rossoni non ha mai modificato opinione? Ha promesso che alla prossima riunione verrà più preparato. E’ già più che preparato. Sarebbe più auspicabile si presentasse meno prevenuto e più dialogante.

Si potrebbe finire, ma sorge un dubbio e qui Rossoni non è coinvolto. E se l’acquisto di azioni di Padania acque da parte di Scrp (che non è un ente locale, ma una società anche se pubblica) fosse un cavallo di troia per aprire l’idrico ai privati?

Antonio Grassi (Sindaco di Casale Cremasco Vidolasco)

Nella foto, Gianni Rossoni, primo cittadino di Offanengo