Crema, 15 settembre 2017

Cinque settimane al voto referendario per la Lombardia autonoma. Nascono comitati per il sì e per il no. Adesso ce n'è uno anche per l'astensione.

Premesso che: il prossimo 22 ottobre si terranno due referendum identici in Lombardia e Veneto, entrambi le iniziative hanno degli obiettivi meramente politici, funzionali elettoralmente ai Governatori in carica, ma del tutto inadeguati, all’ottenimento di una maggiore autonomia regionale.

l’articolo 116 della Costituzione, vigente dopo la riforma del 2001, a cui i promotori fanno riferimento, non prevede infatti, alcun referendum locale, anzi sottolinea espressamente che eventuali nuove attribuzioni alle Regioni possono essere affidate solo previa decisione favorevole da parte Parlamento nazionale.

il quesito della consultazione, non specifica né le forme né le condizioni particolari dell’autonomia richiesta; in sostanza ai cittadini viene sollecitato di sostenere l’incremento della gestione regionale delle attività, senza chiarire quali dovrebbero essere,

diversi sindaci PD della Lombardia hanno già annunciato che voteranno compattamente “si” al referendum, proprio come gli amministratori della Lega, delle forze del centro destra e del Movimento 5 stelle,

Tutto ciò premesso, la Comunità Socialista cremasco – cremonese,

interviene per esprime le proprie perplessità sulla operazione in corso, fortemente strumentalizzata e povera di contenuti,

ritiene profondamente sbagliato accentuare un neocentralismo statale progressivamente volto a trasformare le Regioni da organi di legislazione, programmazione e indirizzo, come originariamente pensati, ad Enti sempre piu’ gestori dei servizi territoriali,

segnala, con disappunto, nella proposta referendaria, la mancanza di ogni razionale e generale idea di federalismo, per anni motivo di tante ed articolate discussioni,

sostiene la necessità di rimettere al centro degli assetti locali locali, l’Ente Provincia, ovvero nuove aree vaste, aggregazione di Comuni, certamente più rispondenti e vicine ai bisogni dei cittadini,

considera urgente una vera e propria inversione di rotta, che prioritariamente riduca il numero ed il ruolo delle Regioni, anziché quello delle comunità locali,

invita i cittadini a manifestare un motivato e marcato distacco dalle posizioni assunte dai Partiti promotori e aderenti ad una iniziativa, smaccatamente propagandistica e di palese tatticismo perché tutti possano dichiararsi dei vincitori,

sceglie, per le considerazioni sopra esposte, di non partecipare alla votazione referendaria, peraltro assai dispensiosa e solamente di valore consultivo, in quanto del tutto inappropriata a produrre dei risultati efficaci nello scardinat0o assetto delle Autonomie Locali, conseguente alla situazione comatosa in chi si trovano oggi le Province.

stigmatizza l’abuso dello strumento referendario su questioni del tutto ordinarie per non svilirne la sua validità e importanza istituzionale.