XVII Domenica Ordinaria

La Parola: 1Re 3,5.7-12 Sal 118 Rm 8,28-30 Mt 13,44-52

Abbiamo così letto tutte le parabole di questa sezione del Vangelo di Matteo. Oggi cambiamo un po’ lo stile e l’ambiente di riferimento ma certamente ci troviamo di fronte a una chiara similitudine tra le diverse parabole. Possiamo riflettere su alcuni particolari comuni, dando poi ciascuno una enfasi particolare a questo o quello, secondo la propria esperienza di vita di fede. Sarà più importante il cercare, o il trovare? Riconoscere il vero tesoro o avere il coraggio di vendere tutto? E’ meglio esercitare il discernimento o gioire per il meglio che abbiamo trovato? Tra i diversi motivi di riflessione possibili credo che per noi cristiani del terzo millennio la domanda più impegnativa che ci pongono queste parabole riguarda la nostra reale capacità di… smettere di cercare. Infatti per noi che viviamo il mondo tecnologico e sempre più dominato dalla fretta di rincorrere le novità che la scienza e la tecnica ci offrono ogni giorno, il rischio più grande è quello di vivere una eterna ricerca del nuovo, di ciò che è più bello o più piacevole, e intanto non ci accorgiamo del grande tesoro della fede. Proprio questo ci manca, la capacità di fermarci, di sentire che abbiamo trovato e raggiunto ciò che veramente conta e dà la vera felicità. Siamo così pieni delle nostre cose che non riconosciamo più la ricchezze che le altre persone rappresentano per ciascuno di noi, non riusciamo più a dare il giusto valore ai beni spirituali che abbiamo ricevuto dai nostri padri e dalla Chiesa. Anche quando ci rivolgiamo a Dio forse non riusciamo più neanche a scorgere il suo vero volto rivelato dalla testimonianza vivente di Gesù, preoccupati anche qui di rincorrere l’ultima rivelazione o manifestazione del divino di cui sentiamo parlare. Non possiamo vivere con l’eterno atteggiamento di Peter Pan, aspettando a deciderci come eterni adolescenti su ciò che davvero è importante per la nostra vita. La nostra vita spirituale, come quella materiale, deve trovare un fondamento sicuro che possa aiutarci a vincere la tentazione della ricerca infinita di qualcosa di più. Quando la nostra anima è in pace, sicura di aver trovato il senso della propria esistenza, anche il desiderio smodato delle cose materiali si attenua e saremo più pronti a condividere con i fratelli tutte le nostre ricchezze, materiali e spirituali.

Nella foto, don Natale con la guida alpina Patrick Gabarrou