Crema News - La riflessione di don Natale Grassi Scalvini

XXXIV Domenica ordinaria C - Solennità di Cristo Re

La Parola: 2Sam 5,1-3 Sal 121 Col 1,12-20 Lc 23,35-43

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».


Abbiamo davvero uno strano re, sorprendente fino alla fine, al di là di ogni nostro pensiero e comprensione. Ma anche i suoi contemporanei non lo capivano questo incredibile re. Nel brano evangelico, che racconta il momento più drammatico della vita di Gesù, la sua morte in croce, orribile e davvero oscena, come per esempio ha cercato di raccontare in modo molto coinvolgente il regista Mel Gibson nel film The Passion, è impressionante notare la reazione dei capi, i mandanti, e dei soldati, gli esecutori materiali, dell’omicidio legalizzato: lo deridono, sghignazzano di quell’uomo morente. Ancor più sorprendente pare l’atteggiamento di Gesù. Sembra che neanche si accorga di questo, non risponde loro, parla solo con i compagni di sventura e pensa già con serenità al Paradiso che attende lui e l’amico ladrone. Se, come spesso facciamo, cerchiamo di trovare il nostro posto o ruolo all’interno di questo avvenimento credo che facciamo tanta fatica. Non possiamo certo riconoscerci tra i crocifissi, la in alto, ma neanche tra quanti son li sotto semplicemente a vedere o schernire. Noi siamo quelli che da tutto questo ci guadagnano di più, la nostra salvezza, già qui nella vita quotidiana e soprattutto nella speranza dell’eternità beata insieme al nostro vero Re. Allora forse a noi tocca proprio il compito di completare questo brano con una semplice parola che sembra mancare alla fine del racconto. Grazie, Signore per quanto hai fatto per noi, per la vita che ci hai donato, per la promessa di esser con te in paradiso. Mi sembra molto bello poter completare l’anno liturgico con questa bellissima parola, grazie, per tutto quanto ci ha dato in quest’anno, e ciascuno di noi sa bene di cosa deve essere grato al Signore in tutte le nostre vicende, liete o tristi che siano, ma sempre confortate dalla presenza e dall’amore di Dio. Pur senza partecipare fisica- mente, come il buon ladrone, alla offerta della nostra vita in croce, tutti noi possiamo partecipare alla speranza della vita eterna, di cui i tanti segni della benevolenza di Dio già in questa vita, anticipano la gioiosa pienezza. Potremmo vivere superficialmente anche la festa di Cristo Re, lasciandoci distrarre dalle cose che riempiono le nostre giornate, senza neanche preoccuparci di essere ri- conoscenti. Tuttavia siamo certi che l’amore di Dio è riversato su di noi non per i nostri meriti particolari o perché ce lo siamo guadagnati con le nostre opere, ma proprio e solo perché il suo desiderio di rendere piena e vera la nostra felicità non si ferma di fronte alle nostre distrazioni. La consapevolezza di questo può far sorgere invece in tutti noi il giusto ringraziamento e la riconoscenza filiali di chi si aspetta dal Padre celeste tutto il bene di cui lui è capace.



Nella foto, don Natale Grassi Scalvini, autore della riflessione