Crema, 10 settembre 2017

XXIII Domenica Ordinaria

La Parola: Ez 33,1.7-9 Sal 94 Rm 13,8-10 Mt 18,15-20

Grazie all’evangelista Matteo oggi e domenica prossima possiamo ascoltare alcuni degli insegnamenti di Gesù che riguardano la vita comunitaria, le regole da seguire perché la Chiesa di Cristo, fondata sulla roccia di Pietro, possa crescere come vera comunità di fratelli. Anche queste parole del Figlio di Dio acquistano il loro pieno significato solo dopo gli eventi della Pasqua. Infatti mentre il Maestro era presente di persona non c’era bisogno di regole per la comunità, bastava la sua parola e il suo esempio per tracciare la via. Gesù quindi sta parlando in modo profetico, per quando tornerà al Padre e lascerà orfani i suoi discepoli e la comunità dei credenti che si radunerà attorno a loro e continuerà nei secoli la sua missione. Diventa decisiva allora la promessa con cui si chiude il brano di oggi: la sua presenza non verrà mai meno perché quando siamo riuniti nel suo nome, lui è sempre in mezzo a noi. Con questa certezza tutto diventa più semplice, anche quando si devono passare i momenti tristi delle incomprensioni, degli sbagli e delle cattiverie reciproche, perché tutte queste nostre piccolezze vengono purificate e superate grazie al suo amore misericordioso. E lui sa benissimo che la correzione fraterna non è il nostro forte, sa per certo che senza il suo aiuto noi non riusciremmo a cercare il bene nel fratello in modo ostinato, ma di fronte anche a un minimo errore subito passeremmo alla decisione drastica di escludere dalla cerchia degli amici chi ha osato farci uno sgarbo. Se poi il malvagio è uno straniero, un diverso, per cultura o colore della pelle… apriti o cielo! Certo Gesù chiede la correzione e il cambio di atteggiamento e comportamento da parte di chi ha sbagliato, ma se costui non trova in noi la disponibilità reale alla ricerca del bene comune, difficilmente potrà camminare sulla via della redenzione. E non illudiamoci, non siamo noi a salvare il mondo, solo la presenza continua di Gesù potrà vincere il tanto male che ancora gli uomini si fanno l’un l’altro. Ma la disponibilità a riconoscere nel fratello, soprattutto quando sbaglia, la possibilità di rinnovarsi attraverso l’amicizia comune con Gesù è l’unica strada per poter davvero costruire anche nella storia della Chiesa di oggi, un pezzo del regno di Dio che il Signore ha affidato a ciascuno di noi.

Nella foto, don Natale, nominato dal vescovo (a sinistra) nuovo cappellano a Sergnano e responsabile della Cultura della diocesi