Crema News - La riflessione

Cremasco, 29 novembre 2020


I Domenica di Avvento anno B

La Parola: Is 63,16-17.19; 64,2-7 Sal 79 1Cor 1,3-9 Mc 13,33-37

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».



Grandi novità questa settimana per la nostra diocesi. Grazie al Covid, si, devo dire proprio grazie alla pandemia, anche gli esercizi spirituali annuali, riservati normalmente a noi sacerdoti, si sono svolti in modalità completamente diversa. Non più raccolti in una casa di ritiro, per evidenti motivi anti contagio, ma anche guidati non più da un prete o vescovo, e soprattutto aperti anche a fedeli, uomini e donne. Il tema poi per la verità mi è sembrano alquanto scontato, infatti abbiamo meditato e pregato sul Vangelo di Marco, quello che ci accompagnerà tutte le domeniche nel nuovo an- no liturgico, ma devo ammettere, che il professor Grandi, la guida, è riuscito a suscitare, e non solo in me, un risveglio e una attesa piena di speranza per qualcosa di nuovo. Per cui sentire Gesù che oggi ci invita pressantemente a vegliare, cioè a non dormire, per essere sempre pronti ad accogliere le sorprese del nostro Dio, mi risuona come una verità ovvia, necessaria e altamente positiva. Credo proprio che il vegliare cui ci invita Gesù non sia quello del pauroso che teme possa giungere il castigo o qualcosa di male dagli avvenimenti. In questo tempo di pandemia, quando sentiamo le voci di esperti che mentre ci invitano a comportarci in modo adeguato per superare la seconda ondata, già parlano di una terza, il rischio di lasciarci andare e perdere ogni speranza serpeggia sicuramente anche in mezzo a noi cristiani. Eppure proprio noi siamo quelli che, nonostante tutte le sofferenze e i lutti patiti, anche in mezzo alle limitazioni attuali e con la prospettiva di ulteriori difficoltà, proprio noi siamo quelli che vivono la Speranza. Non dimentichiamo che fin da bambini abbiamo imparato che questa è la seconda virtù teologale, cioè la capacità quotidiana di vivere con il cuore aperto alla vittoria del bene sul male, fondata non sulle nostre capacità, ma sulla certezza che l’amore di Dio prepara sempre qualcosa di buono e bello per i suoi figli, anche attraverso le prove e le difficoltà, come già ben ricordava il Manzoni, e ancor meglio scriveva Peguy nel suo bel cantico “Il portico del mistero della seconda Virtù”. Nei giorni scorsi, ammirando alcune albe e tramonti spettacolari, grazie al tempo magnifico, son rimasto colpito dalla osservazione di uno scrittore che magnificava la grande invenzione di Dio del primo atto creativo: ‘e fu sera e fu mattino, primo giorno’. Quell’eterno rinnovarsi quotidiano del passaggio di consegne tra la notte e il giorno che a volte crea appunto spettacoli meravigliosi all’alba o al tramonto. Basterebbe questo semplice segno nella creazione che si rinnova ogni giorno da miliardi di anni, per ricordarci che il nostro Dio è proprio il Dio della Speranza, quello che ci apre ogni giorno alla novità di qualcosa di bello e buono per i suoi figli. Allora non lasciamoci rinchiudere nella tristezza e nell’egoismo, spalanchiamoci all’attesa, nella speranza che il nuovo cammino verso il Natale, che iniziamo oggi con l’Avvento, possa aprire tutta la nostra vita ad un futuro ancora ricco di cose buone da ricevere e tanto bene da compiere a favore dei nostri fratelli tutti.

(Sul mio canale youtube è disponibile il video della riflessione: https://youtu.be/TH1Y2kcq1bI ) 


Nella foto, don Natale Grassi Scalvini, autore della riflessione