Crema, 28 agosto 2016

XXII Domenica Tempo Ordinario

La Parola: Sir 3,19-21.30-31 Sal 67 Eb 12,18-19.22-24 Lc 14,1.7-14

Dopo alcune domeniche con testi abbastanza impegnativi, oggi ci sembra di ascoltare alcune delle parole più chiare e comprensibili di Gesù. Questo non toglie che poi vivere secondo lo stile che lui ci insegna sia altrettanto facile. Ma indubbiamente ci rendiamo conto che il tema dell’umiltà è presentato con una parabola molto semplice, legata alla esperienza concreta vissuta anche dal Maestro. Interessante notare infatti che mentre i farisei invitati con Gesù, lo osservano per poterlo giudicare, anche lui li osserva e subito riesce a cogliere e a insegnarci un atteggiamento, anzi una virtù essenziale della vita cristiana. E se ci venisse la tentazione di pensare che in fondo non siamo lontani dal suo insegnamento, perché tante volte riusciamo a vivere qualche atteggiamento di umiltà, ecco che Gesù alza il tiro. Per tutti noi, anche per chi si rende sempre più conto, con il passar degli anni, della propria debolezza, e che di fronte ai disastri naturali o alla notizia della morte improvvisa di qualche conoscente riconosce con umiltà che siamo proprio poca cosa, la richiesta è più esigente. Come direbbe Checco Zalone, il comico famoso per il suo italiano sgangherato, Gesù ci chiede di vivere “l’ultimità”, cioè il mettersi all’ultimo posto, quello dei servi e soprattutto di essere pronti a dare sempre e comunque senza pretendere il contraccambio. Eccoci di nuovo in difetto e lontani dal riuscire a vivere secondo la sua parola e il suo esempio. Non dimentichiamo mai infatti che il nostro maestro non solo ci insegna ma mette in pratica per primo quanto propone ai suoi discepoli. Tanti poi son riusciti a vivere secondo lo stile evangelico e quindi non possiamo campare scuse oggettive. Basta pensare alla Vergine Maria, lei che ci ha dato il Salvatore, perché Dio ha visto l’umiltà della sua serva. Dopo le prime pagine del vangelo si abbassa e quasi si nasconde per ricomparire all’ultimo momento, là, sotto la croce. E come dimenticare s. Francesco che ha fatto dell’umiltà e del scegliere l’ultimo posto, la motivazione principale della sua vita. Ma senza scomodare i santi famosi e di altri secoli, possiamo semplicemente pensare anche ai nostri volontari, magari persone che conosciamo anche personalmente, che si son messi subito a disposizione, come tante altre volte, per portare il proprio aiuto e servizio a chi ha perso tutto e che certamente non ha di che ricambiare.

Nella foto, don Natale con alcuni sacerdoti in una gita in montagna