Crema News - Io che ho scelto di abitare a Crema, per esempio...

Crema, 02 ottobre 2020


Lettera di un lettore che ha scelto di vivere a Crema

Un momento molto importante per una giovane famiglia è la scelta di dove mettere su casa, trovare una comunità sicura, accogliente, ben servita dove stabilire la propria residenza e progettare di far crescere lì i propri figli.

Nell’Italia di oggi dove la disoccupazione giovanile è ai massimi storici questo importante passo è motivo di orgoglio per le giovani famiglie e un grande investimento sul proprio futuro, per questo la scelta diventa sempre più complicata ed accurata.

Per una famiglia conservatrice che crede nei valori fondanti della famiglia tradizionale quale unità basilare e imprescindibile dello stato - nazione, questa scelta è ancora più determinante per le proprie sorti.

Così è stato per la famiglia che ho stabilito con mia moglie, insieme alla quale dopo lungo peregrinare nel mondo per lavoro, abbiamo deciso senza indugi di eleggere a nostra Casa la Città di Crema.

Crema ci piacque subito già ormai dieci anni fa quando visitandola fummo avvolti da una piacevole sensazione di sicurezza, unita all’impressione che fosse davvero a misura di uomo. Un piccolo e gradevole borgo dove si poteva addirittura girare in sicurezza in bicicletta. Niente a che fare con le precedenti esperienze di Milano e il suo hinterland, la chiassosa Dubai, l’insonne Mosca, la trafficatissima Alessandria d’Egitto, l’iperattiva Astana (oggi Nursultan, capitale del Kazakhstan).

Ce lo promettemmo allora, dieci anni fa, davanti al Duomo di Crema: quando torneremo in Italia, non importa quanto disterà il lavoro, Crema sarà la nostra casa.

E così abbiamo fatto. Tornati in Italia in meno di un mese abbiamo trovato ed acquistato casa, felici di aver scelto col cuore quella bella città che dieci anni prima ci parve e ci era anche descritta dai nostri amici cremaschi essere “un’isola felice nella pianura padana” e invece…

Invece da 3 anni quando qualcuno ci chiede “da dove venite” e noi orgogliosi rispondiamo “siamo di Crema” di solito ci sentiamo rispondere “Ah la città dell’attentato dell’autobus bruciato?” poi “la città dove quella poveretta si è data fuoco” oppure “la città dove è accaduto questo o quell’altro omicidio?” e da questa settimana ci aspettiamo di essere accomunati alla rissa al centro commerciale per le mascherine non indossate.

Queste vicende non scalfiscono certamente il nostro orgoglio di appartenere a questa bella comunità, come siamo altrettanto consci che queste cose possono accadere e accadono ovunque in Italia e nel mondo, ma certamente fa un po’ male all’animo sentire che Crema è ormai nota per le vicende di cronaca sempre più frequenti piuttosto che per le sue bellezze. La perdita dell’innocenza di questa comunità mi addolora profondamente e mi fa riflettere quotidianamente su cosa possa essere accaduto per aver trasformato il “paradiso della val padana” in un luogo molto meno paradisiaco di come ce lo ricordavamo. Insieme a questi macroscopici fatti di cronaca, mi duole constatare che oltre al centro storico non c’è molta attenzione per gli altri quartieri. Strade dissestate, erba alta su marciapiedi usurati, illuminazione non sempre presente, parcheggi selvaggi, topi d’appartamento dal “profilo internazionale”, i soliti questuanti agli ormai troppi supermercati e la costruzione di altri inutili supermercati che saranno ricettacolo di ulteriori questuanti e la disattenzione verso le realtà calcistiche locali che non meritano solamente uno stadio con un’ illuminazione a norma, ma ragionevolmente uno stadio nuovo, lontano da zone abitate e aggiornato con tutti gli standard di sicurezza odierni, ultimo ma non per ultimo i vari incompiuti edilizi o altri edifici abbandonati, anche nelle vicinanze del centro storico e mai riqualificate.

Inizio a pensare che la “teoria delle finestre rotte” funzioni davvero e che Crema sia l’esempio vivente, o meglio morente, della veridicità di questa teoria.

In breve, la “teoria delle finestre rotte”, elaborata dai sociologi americani Wilson-Kelling, dimostra come anche una sola finestra rotta di un edificio in un quartiere possa essere segno di degrado e catalizzatore per ulteriore degrado e addirittura crimini decisamente gravi. Il sindaco Rudolph Giuliani sposando questa teoria partì con il ripristino della metropolitana, teatro dei peggiori delitti sino alla sua elezione nel 1994, cancellando i graffiti, pulendola e imponendo un massiccio dispiegamento di forze di polizia autorizzata ad arrestare graffitari, viaggiatori sprovvisti di biglietto e vandali vari. Con il “pugno forte” di Giuliani ed il ripristino del decoro cittadino non solo fu possibile sconfiggere il degrado ma si riuscì anche ad abbassare se non addirittura azzerare i crimini violenti.

Chiaramente Crema non è New York, i sistemi giudiziari dei due paesi sono molto distanti e purtroppo per noi un Rudolph Giuliani che riporti Crema ad essere quella “isola felice della pianura padana” che in famiglia ricordiamo con tanta nostalgia ancora non siede nel nostro Palazzo Comunale.

Non ci rimane altro che attendere il 2022 e chissà che quel Rudolph Giuliani cremasco non possa arrivare e magari proprio dal partito della nuova Presidente dei Conservatori Europei".


Simone Gaeta (Presidente Regionale di Gioventù Nazionale)