Crema, 08 marzo 2018

Finito il tempo di elezioni, resta il tempo dei ringraziamenti.

Carlo Malvezzi, consigliere uscente, non eletto.

Le elezioni regionali del 4 marzo hanno visto una netta affermazione della coalizione di centro destra, a conferma del buon governo della Regione Lombardia.

Nei cinque anni trascorsi ho avuto l’onore di rappresentare il nostro territorio in Regione, e questo mi ha consentito di toccare con mano la ricchezza umana di tantissime persone, il valore delle molte imprese, il ruolo prezioso di associazioni e realtà di volontariato, l’amore alle comunità locali di moltissimi amministratori.

Ho cercato di dar loro voce e rappresentanza in Regione Lombardia, forte del legame con la mia terra.

Questi rapporti, costruiti e incrementanti in anni di lavoro, mi hanno consentito di ottenere un alto numero di preferenze, segno concreto della fiducia che tanti hanno riposto nella mia persona. Per un tecnicismo della legge elettorale il bel risultato personale ottenuto non è stato sufficiente per far maturare un seggio per Forza Italia nella nostra Provincia.

Desidero ringraziare tutte le persone che nei modi più diversi mi sono state compagne di viaggio e mi hanno sostenuto con le loro proposte, con il loro esempio, con il loro impegno, con le loro domande, con le loro correzioni e con il loro voto. La stima e l’amicizia nei miei confronti, che sto sperimentando anche in queste ore non facili per me, mi commuovono, e mi confermano nel proposito di continuare a servire la mia comunità attraverso l’impegno politico nei luoghi e nei modi che il futuro mi vorrà riservare.

Un abbraccio pieno di riconoscenza a tutti.

Carlo Malvezzi


Giovanni de Grazia (presidente Fratelli d'Italia)

Fratelli d’Italia ringrazia gli elettori che con il loro voto hanno permesso al centrodestra di essere la coalizione vincente nelle elezioni del 4 marzo scorso.
Sottolinea il risultato positivo del partito a Crema e nel Cremasco. Ha infatti più raddoppiato il numero dei consensi rispetto alle precedenti elezioni politiche del 2013 e quasi qudriplicato rispetto alle regionali dello stesso anno.
Fratelli d’Italia s’impegna a proseguire sulla strada intrapresa negli ultimi mesi e che ha condotto il partito ad interessarsi di Scrp e a ipotizzare la chiusura della società partecipata. Ipotesi che si è rafforzata dopo l’ultima assemblea dei soci durante la quale è stata avanzata dal presidente Pietro Moro la proposta di un nuovo statuto per trasformare la società in house, rimanendo una Spa.
Lo statuto presentato, redatto dallo stesso Moro con l’ausilio del presidente dell’Area omogenea Aldo Casorati necessita però della consulenza di esperti di diritto amministrativo. Infatti, come ha precisato il presidente lo statuto proposto era solo un esempio, frutto del lavoro di due dilettanti allo sbaraglio, secondo la testuale definizioni di Moro.
Ora, se per ammissione del medesimo presidente si tratta di un lavoro da dilettanti, per quale motivo si convoca un’assemblea e si avanza una proposta che conta poco o nulla?
Inoltre se servono consulenti esterni per redigere il testo definitivo, significa che altri soldi pubblici saranno spesi per uno statuto che sostituisce una proposta precedente costata altri soldi pubblici e gia' passata al vaglio di quasi tutti i consigli comunali dei comuni soci. Proposta accantonata senza essere sottoposta all’assemblea dei soci di Scrp in quanto dopo la prima convocazione, andata praticamente deserta, non è stata convocata una seconda.
Non è così che si gestiscono i soldi pubblici.
Le ultime elezioni hanno evidenziato in modo chiaro le richieste dei cittadini: concretezza ed eliminazione degli sprechi, due caratteristiche sconosciute a Scrp, mancanza già evidenziata e stigmatizzata da Fratelli d’Italia in comunicati diffusi nei mesi scorsi.


Popolo della famiglia

I dati definitivi delle elezioni politiche confermano che il Popolo della Famiglia non ha raggiunto nemmeno l'1%. Ci costa dover dire "l'avevamo detto", perché mai come questa volta avremmo preferito essere smentiti dai fatti e assistere ad una significativa affermazione del PdF. Così come avevamo ampiamente previsto i possibili vantaggi che il PdF - suo malgrado - avrebbe potuto portare alla Sinistra e al M5S. Le potenzialità per giungere ad un esito migliore c'erano tutte, ma troppi errori hanno compromesso il risultato: la mancanza di dialogo con tutte le componenti del Family Day, una conduzione personalistica del movimento, la poca democrazia al suo interno e la totale assenza di una organizzazione capace di gestire con metodo la campagna elettorale. Spiace, perché noi - come tanti altri - avevamo creduto, e tuttora crediamo, alla necessità di essere rappresentati in Parlamento. Nonostante il grande impegno di una base militante, meritevole di sinceri encomi, ciò non è stato possibile. Di fronte ad una debacle di queste dimensioni qualsiasi serio leader di partito avrebbe ammesso con franchezza la sconfitta, assumendosi le proprie responsabilità e traendone le dovute conseguenze. Purtroppo da Mario Adinolfi non abbiamo sentito nessuna autocritica, nessuna ammissione circa la necessità di correggere la rotta. Tutto ciò ci appare segno di una miopia politica che non potrà far altro che condurre il PdF ad altre sconfitte e, infine, alla sua estinzione. Lo abbiamo detto prima delle elezioni (pagando il prezzo di rimanere isolati e criticati) e lo ribadiamo ora; per ritrovare slancio, il PdF deve chiudere una stagione, caratterizzata da una conduzione del movimento tutta incentrata su Adinolfi (e pochi dirigenti "nominati" dal capo) ed aprirsi ad una fase nuova, aperta al confronto interno e al dialogo con tutte quelle forze che, seppur in modi e con forme diverse, hanno mostrato di avere a cuore le medesime istanze che il Popolo della Famiglia intende difendere. Superiamo la tentazione di un partito confessionale, superiamo l'irrealizzabile desiderio di concludere la stagione della diaspora politica dei cattolici e puntiamo a costruire una formazione politica che, senza mettere in discussione la propria identità, non tema di cooperare con altri soggetti politici. Questo il nostro auspicio. Il PdF potrà ripartire con una rinnovata energia, se saprà far tesoro delle esperienze dei suoi primi due anni di vita, riscoprendo l'umiltà e il realismo che qualche dirigente (più avvezzo a vivere su facebook che nella realtà) sembra al momento aver smarrito. Se ciò avverrà, noi ci saremo. Pronti a ricominciare con determinazione il lavoro di sensibilizzazione e radicamento territoriale che per due anni - con buoni risultati - abbiamo svolto nella nostra provincia. Ci aspettiamo tuttavia che qualcuno, responsabile dei macroscopici errori commessi, faccia un passo indietro. Può essere utile per il bene del PdF e dei valori che vuol tutelare.

Flavio Rozza e Marco Mantovani
esponenti locali de "Il Popolo della Famiglia" - Crema