Crema, 14 giugno 2016

Progettare il nostro futuro. Se ne parla questa sera in sala Pietro da Cemmo dalle 21. Il nostro futuro sarebbe quello di Crema e il cremasco. Di Lodi e il lodigiano, magari del trevigliese. C'è un documento che arriva da Lodi e che parla di pro e contro l'unione con Crema e di quella con Milano. Inutile nascondersi: Crema sta a Milano come un ragazzo brufoloso al campione di football americano. Entrambi fanno la corte alla bella Lodi e chissà (Chissà?!) chi sceglierà Lodi. Al momento c'è un time out. Da più parti si chiede di attendere, per la decisione, di vedere come va a finire il referendum costituzionale del 2 ottobre. Sarà un caso, ma questo referendum sta assumendo un sacco di significati. E siamo certi che molti più di uno non sanno neppure per che cosa si va a votare. Ma, per il momento, ecco cosa pensa Lodi del brufoloso Crema

L’ipotesi Crema denota elementi di affinità molto forti tra i due territori, ma anche notevoli incognite dal lato organizzativo e rispetto alle reali possibilità operative di un’Area vasta che unisca Lodigiano e Cremasco.

Sono sicuramente elementi comuni il tessuto agricolo e zootecnico, l’industria cosmetica, il tessuto ambientale che si sviluppa attorno al Fiume Adda e al Parco Adda Sud, così come sono ben evidenti le coerenze socio-ambientali.

Quanto a dimensione, la possibile area vasta garantirebbe la forza decisionale del nostro territorio e la capacità di poter gestire servizi in chiave comprensoriale. Questi elementi, che nel corso di questi mesi hanno dato maggior slancio a questa ipotesi che inizialmente non era nemmeno considerata, sono però contornati da una serie di incognite che devono essere attentamente vagliate.

In questa direzione la questione principale è data dall’attuale cornice normativa delle Aree Vaste, che, a quanto è dato sapere oggi, eserciteranno funzioni talmente limitate da non poter incidere in modo pienamente efficace sugli elementi di vantaggio che abbiamo esposto.

Questa situazione, al di là della scelta del Lodigiano, è assolutamente paradossale, perché crea all’in- terno del nostro Paese territori con maggiori possibilità di autogoverno (le Città Metropolitane) e altri con facoltà ridotte (le Aree Vaste). Questa disparità potrà essere sanata solo da futuri interventi normativi o per mezzo delle deleghe che le regioni attribuiranno alle aree vaste. Ci pare opportuno che venga affermato con chiarezza che questa situazione deve essere sanata.

In secondo luogo permangono due ulteriori interrogativi. Il primo riguarda l’attuale incertezza rispetto alle risorse economiche e tecniche di cui questo ente potrà godere. La questione, pur nella sua concretezza ed importanza, ci pare debba essere affrontata secondariamente e subordinatamente alla ri- flessione sulle deleghe e sulle possibilità operative delle Aree Vaste: in caso contrario affronteremmo la questione alla rovescia. Il secondo aspetto di incertezza è collegato alla possibilità che questo progetto possa trovare accoglienza e coerenza nel piano Regionale e Nazionale: ciò per ragioni di scelta politica,

ma anche di natura pratica, che ne rendono più artificiosa la costituzione: basti pensare alla recente riorganizzazione regionale delle ATS (le ex ASL).

In ultimo, nella specifica prospettiva di costituzione di un’Area Vasta insieme al Cremasco, è sicuramente importante capire come si muoveranno i territori limitrofi, in particolare il Cremonese, per verificare anche eventuali percorsi condivisi.

Nella foto, piazza Broletto a Lodi