Bottaiano, 24 gennaio 2020

"Chiamo il Gabibbo perché sono due anni che aspetto soluzioni". L'ha detto a chiare lettere stamane Emilio Premoli, l'agricoltore che ha fattoria di fianco a ciò che resta di villa Obizza, unico esempio lombardo di magione palladiana costruita nel 1702 e miseramente crollata a inizio anno. E pensiamo che gli toccherà proprio chiamare il Gabibbo per farsi ascoltare, visto che anche oggi, dopo il sopralluogo, c'è stato un nulla di fatto. Il problema è tornato alla ribalta due anni fa, quando tre dipendenti indiani e la mamma del fattore hanno dovuto lasciare le loro abitazioni adiacenti alla villa per pericolo di crollo. Provvedimento oculato, visto che poi i crolli sono avvenuti davvero. Ma anche non risolto perché Premoli da allora ha rimarcato problemi per la conduzione della fattoria.

Quindi, il crollo. Al sopralluogo di oggi erano presenti il sindaco di Ricengo, Feruccio Romanenghi, il soprintendente Gabriele Barrucca con l'architetto Isabella Comin, l'ingegner Russo dei vigili del fuoco e il liquidatore della fondazione ultima proprietaria della villa, Andrea Valdameri. Al termine della visita alle macerie, con il fattore che chiedeva di darsi una mossa, riunione in comune dove è emerso lo stesso problema: di chi è la villa? Un palleggio tra tribunale e prefettura per decidere chi deve decidere. E un nulla di fatto anche alla fine della discussione.

"Non è una bella giornata - ha detto il sindaco Romanenghi - perché si deve attendere ancora. Secondo noi, codice civile alla mano, tocca alla prefettura prendere di petto la situazione. Per parte nostra abbiamo dato la disponibilità a dare una mano a sgombrare almeno la parte che interessa l'azienda agricola, per far rientrare in casa la mamma del fattore e i tre dipendenti dell'azienda agricola. Ma dobbiamo aspettare il via libera". E la cosa non sembra sia breve e non piacerà al fattore.


Nella foto, il sopralluogo a villa Obizza