Crema, 19 aprile 2021

Sabato scorso si è svolto con grande successo un live Webinar dal titolo COVID-19: il dopo-Nuove mappe di medicina di genere fra Corpo e mente.

Molti dati ci hanno riportato che le donne si ammalano come gli uomini di COVID-19 , ma muoiono più uomini che donne. Allora il genere fa la differenza anche nella malattia da SarsCov2? La lente della medicina di genere ci potrà, proprio nella analisi delle differenze, aiutare a ricercarne le cause per trovare soluzioni predittive e terapeutiche appropriate, rivolte non tanto all’eguaglianza, quanto all’equità della cura .

Il COVID-19 è un processo in atto e lo studio di questa malattia è ancora lungo e i dati si modificano con le varie ondate. La medicina di genere può essere il paradigma che può aiutarci anche fronteggiare al meglio questa malattia con cui ormai da più di un anno conviviamo, ma di cui molti aspetti ci rimangono oscuri.

Sul significato e sulle cause delle differenze di genere nella malattia da sarscov2 le illustri ospiti e tutte le relatrici, socie delle sezioni Lombarde dell’Associazione italiana Donne Medico Lombarde, promotrici dell’evento in Webinar in sinergia con l’Ordine dei Medici di Cremona.

La lectio magistralis su epidemiologia e clinica è stata della professoressa Giovannella Baggio, pioniera in Italia della Medicina di Genere, titolare della prima cattedra di Medicina di Genere all'Università di Padova, già componente della task forse della presidenza del consiglio , insieme con la dottoressa Elena Ortona, direttrice Fisiopatologia di genere dell'Istituto Superiore di Sanità, su Immunogia e Long COVID.

L’attualità del tema, la freschezza dei dati riportati di chi è stato in prima linea nella pandemia, nel contributo originale e di alto livello delle socie delle sezioni Aidm di Crema (dottoressa Testa, ospedale di Cremona e dottoressa Ogliari, ospedale di Crema ), ma anche di Pavia, Bergamo e Milano, che hanno relazionato sui diversi aspetti della malattia da sarsCov2, sulle differenze di genere nella clinica e nella letalità, esaminando le complicanze ma anche gli strascichi post COVID e long Covid, focalizzando l’attenzione anche su chi fa diagnosi e cura, hanno determinato il successo dell'evento che ha registrato una platea numerosa e attenta sino al termine.

Al termine dell'incontro le risultanze sul perché la mortalità e così diversa tra uomini e donne. Risponde la dottoressa Antonia Carlino: "Noi donne abbiamo una resistenza alle infezioni, soprattutto se virali, maggiore degli uomini e le funzioni di tanti organi e sistemi del nostro corpo sono legati alla presenza del doppio cromosoma X che ci connota e al profilo ormonale che ci caratterizza, cioè gli estrogeni, coinvolti entrambi nei processi immunitari e infiammattori. Infatti molti geni delle reazioni immunitarie innate e adattative si trovano sul cromosoma X. Noi donne ne abbiamo due X e uno viene spesso silenziato, ma alcuni geni sfuggiti all’inattivazione possono aiutarci a dare risposte immunitarie modulate in modo più efficace, sebbene, d’altra parte abbiamo alcune reazioni eccessive, come le malattie autoimmuni, che gli uomini non hanno.

Poi c'è una proprietà intrinseca al virus, che entra nelle cellule sfruttando un enzima di conversione dell’angiotensina I'enzima chiamato ACE 2, che protegge il polmone da danni dell’infiammazione e ha una maggiore espressione nei polmoni delle donne. Anche ACE 2 è codificato da un gene che si trova sul doppio cromosoma X.

Ora un ruolo centrale nella regolazione della espressione attività di ACE 2 rivestono gli ormoni sessuali, soprattutto quelli femminili per eccellenza, gli estrogeni, che regolano anche la risposta immunitaria, innata, umorale e cellulare nel modulare l’espressione di meccanismi genetici (cromosomi) ed epigenetici(micro-RNA). Inoltre gli estrogeni inibiscono la risposta infiammatoria delle citochine. La cui tempesta, tanta parte ha avuto nel determinare forme infauste di malattia. Anche gli ormoni sessuali maschili, gli androgeni e in particolare il testosterone hanno un ruolo, ma non protettivo, essendo ormoni immunosoppressivi . Bassi livelli di androgeni negli adolescenti spiegano la scarsità di casi di Covid 19 tra gli adolescenti. Anche gli androgeni inducono la espressione di alcune proteine (TMPRS52) con meccanismi, ancora oggetto di studio e ricerca. È molto recente la ricerca che riporta come un inibitore di tale proteina, impiegato in clinica, nella cura dei tumori della prostata, sia in grado, in vitro, di bloccare l’ingresso del SARS -Cov in molte cellule.

Questo evidenzia nuove correlazioni tra virus e cellula ospite che danno impulso a studi molecolari di genere che possono rivelarsi utili nel trattamento e nella prevenzione della malattia Covid19. Ma se i meccanismi di difesa legate al sesso proteggono le donne, in altre parole Il sesso genetico ci protegge, per quanto riguarda il genere, le donne ai tempi del Covid hanno pagato e pagano un tributo notevole, che rischia di dare uno stallo se non addirittura annullare conquiste di pari opportunità date per acquisite".



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