Crema, 25 marzo 2018

Per la celebrazione delle Palme, la festività che inaugura i riti della Settimana Santa, il centro culturale G. Lucchi firma quest’anno una proposta di altissimo livello artistico-musicale. Questa sera, presso la Chiesa di San Bernardino-Auditorium Manenti, viene infatti presentata una delle più avvincenti Passion Musik della tradizione cristiana nonché capolavoro vocale di Dietrich Buxtehude (1637-1707): “Membra Jesu Nostri patientis sanctissima”, per 5 solisti, coro, archi e continuo (BuxWV 75).

A ridare voce e presenza all’insigne compositore della scuola barocca del Nord sarà l’ottima formazione corale cremonese Il Discanto diretta da Daniele Scolari che, per l’occasione, schiera anche solisti e strumentisti di sicuro vaglio come i soprani Marina Morelli e Gea Gelmetti, la contralto Anna Bessi, il tenore Emmanuele Brambilla, il basso Riccardo Dernini, i violinisti Silvia Colli e Paolo Costanzo, il violoncellista Marcello Scandelli e l’organista Marco Ruggeri, cui si aggiungeranno Lina Casalini e Francesco Maestri come voci recitanti.

Principale precursore sia per la produzione organistica che per quella vocale di J. S. Bach, Buxtheude fu uno degli esponenti più colti e visionari della seconda metà del 600 musicale europeo. Trascorse la maggior parte della sua vita presso la prestigiosa Marienkirche nella ricca città di Lubecca che la sua fama rese irrinunciabile meta di pellegrinaggi artistici e formativi.

Presentato nel 1680, Membra Jesu Nostri venne dedicato all’influente compositore ed amico svedese Gustaf Düben. La dedica - che colloca le ambizioni di questo lavoro al di fuori dei confini germanici - influenza probabilmente la scelta linguistica del testo, il latino, ormai soppiantato dagli idiomi nazionali nelle liturgie riformate.

Sia dal punto di vista formale che da quello contenutistico, l’opera si struttura in modo del tutto originale. Si tratta infatti di una sequenza di ben 7 Cantate ciascuna delle quali è dedicata alla contemplazione di una parte del corpo di Gesù in croce. Seguendo l’ispirazione testuale della la Rhythmica Oratio del monaco cistercense Arnolfo di Lovanio (1200-1250) - un raffinato testo della letteratura religiosa medioevale, conosciuto dal pietismo germanico grazie ad una traduzione del 1633 - Buxtehude compone, in sequenza ascendente ed ascetica, uno straordinario itinerarium mentis alle membra esanimi di Cristo: piedi, ginocchia, mani, costato, torace, cuore e testa.

Le Cantate, anche se scritte probabilmente in periodi diversi, adottano una struttura espositiva omogenea e mostrano un’intima unità di stile e di ispirazione entro cui si spiegano un profondo fervore mistico ed un autentico pianto della parola.

A differenza della Commedia spirituale italiana, fiorita proprio per le celebrazioni popolari della Settimana Santa, nell’opera di Buxtehude non vi sono vicende bibliche, figure narranti, né si rappresenta la vicenda della Passione. Egli sposta la narrazione in uno spazio tutto interiore impaginando musicalmente la visione contrita di un sublime Compianto.

La prodigiosa capacità simbolica con cui Buxtehude – vero erede della spiritualità musicale di Heinrich Schütz - mise in musica un’inedita, immaginosa e lacerante geografia fisica del dolore fa di quest’opera un paradigma espressivo dalla quale non prescinderanno le immense musiche della Passione fiorite nei decenni successivi per mano di Händel, Telemann e soprattutto di Bach.

Nella foto, il coro cremonese Il Discanto