Crema, 19 settembre 2017

L'Udc è per andare a votare e votare Sì

Trespidi e Boschiroli (foto sopra) e il sì al referendum di domenica prossima. L’Udc della provincia di Cremona è convintamente schierata a sostegno del Sì nel referendum che si svolgerà domenica. L’aver scelto di interpellare i cittadini su una questione di primaria importanza per il futuro della Lombardia e, di conseguenza, per l’Italia è un atto coraggioso e opportuno in un momento nel quale le decisioni passano sulle nostre teste senza che possiamo esprimere le nostre opinioni se non attraverso azioni di protesta e di mobilitazione dell’opinione pubblica. Il progresso di una regione e di uno stato passa anche attraverso l’incentivazione a far meglio e bene non solo quello che già si sta facendo bene ma affidando a queste realtà ulteriori deleghe e risorse. L’esperienza ci insegna che in politica non basta avere ragione ma che occorre la forza per farla valere. L’occasione che viene data a tutti i cittadini e alle forze politiche lombarde non va sprecata per opportunismi che di politico hanno ben poco tant’è che molti sindaci e amministratori di tutti gli schieramenti hanno aderito convinti al SI a questo referendum.

Franco Bordo (foto sotto), Articolo uno, è per disertare le urne

L’indizione del referendum sul federalismo differenziato è l’atto con cui si conclude la legislatura di Roberto Maroni, caratterizzata da tante inchieste giudiziarie e da pochissimi risultati. Iniziata con la solenne promessa di trattenere sul territorio almeno il 75% delle tasse pagate dai cittadini lombardi, dopo cinque anni non solo Maroni non manterrà la promessa, ma sprecherà di sicuro 50 milioni di euro. Un vero fallimento politico e amministrativo», aggiunge il parlamentare. La Lombardia avrebbe potuto: predisporre un progetto di autonomie rafforzate, indicando con precisione le materie; avviare il confronto con gli Enti locali; approvare in consiglio regionale un progetto di autonomia “rafforzata”; chiedere al governo l’apertura di un tavolo di confronto. Eccetto un’iniziativa datata 2007, null’altro è stato fatto. In queste settimane abbiamo assistito a dichiarazioni roboanti sul tema del residuo fiscale, ad annunci sulla sicurezza e a una campagna di comunicazione sul referendum senza precedenti, che sta costando milioni e milioni di euro. Il presidente Maroni parla di trattenere 54 miliardi in Lombardia. Il referendum non ha nulla a che vedere con il residuo fiscale e le tasse pagate dai lombardi, e non riguarda la sicurezza, materia di competenza esclusiva nazionale, né la possibilità di fare della Lombardia una regione a statuto speciale.