Crema, 18 gennaio 2018

«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…»

Non è l’incipit di un episodio di Star Wars, ma quello della saga di Scrp, la miglior storia di fantascienza di sempre prodotta nella Repubblica del Tortello.

Giochi di prestigio con lo statuto è l’ultimo episodio della serie. La nuova puntata è stata presentata in anteprima lunedì nel tardo pomeriggio all’assemblea dei sindaci dell’Area omogenea.

Aldo Casorati, presidente del Comitato di coordinamento dell’Area omogenea, ha informato di un incontro che il suddetto Comitato ha tenuto il 14 dicembre scorso con il consiglio di amministrazione di Scrp. Durante il confronto, ha sottolineato Casorati, «...è stata tracciata e condivisa un’ipotesi di lavoro che entro tempi molto stretti possa permettere all’Assemblea dei Sindaci di definire e approvare la forma giuridica della Società dando al consiglio di amministrazione il compito di presentare entro breve termine uno studio sulla fattibilità di trasformare Scrp in Società in House». Casorati ha precisato: «L’ipotesi di società in house dovrà essere supportata da un piano industriale ben definito e una nuova organizzazione del personale funzionale alla nuova mission della società e che non può prescindere da un accordo con Padania Acque per il trasferimento del personale al seguito del ramo idrico».

Perbacco, non quisquiglie.

Primo. Se si procede in questa direzione il nuovo statuto approvato dai consigli comunali pochi mesi fa, ma non ancora ratificato dall’assemblea dei soci, è carta straccia, pronto per finire là dove si tira lo sciacquone. Ne consegue che i consigli comunali dovranno approvare un altro statuto, come ha confermato lo stesso Casorati.

Secondo. Se, come è stato pubblicato su più testate giornalistiche l’8 aprile scorso, per modificare tre articoli, il 2, il 5, il 13, dell’attuale statuto, Scrp ha ingaggiato anche due avvocati venuti da oltre Roma, sorge il dubbio che per trasformare una società per azioni in una società in house servirà un esercito di consulenti. Per scongiurare l’ipotesi di un sovraffollamento di cervelli esterni non resta che confidare nella parola di Casorati, uomo con la schiena dritta e noto per il prelibato salame che offre ai colleghi durante le riunioni politiche a casa sua. Ebbene durante l’assemblea di lunedì Casorati ha rassicurato i sindaci: «La bozza del nuovo statuto è già pronta: l’ho stesa io».

Terzo. Se la questione procede nella direzione della società in house perché si sono impiegate tante risorse economiche pubbliche per una decisone già destinata a soccombere ancora prima di essere operativa? Perchè si sono stressati i sindaci-soci di Scrp affinché i consigli comunali approvassero le modifiche in tempi utili per convocare prima delle elezioni amministrative di Crema del giugno scorso l’assemblea dei soci e poi tale assemblea non è mai stata convocata? Perché è stato sollevato lo spettro di sanzioni previste dalla legge Madia qualora Scrp non si fosse dotata entro giugno di un nuovo statuto rispettoso delle direttive della stessa legge Madia e poi di queste sanzioni nessuno ne ha più parlato?

Quarto. Se non sono stati rispettati i tempi Scrp dovrebbe pagare le sanzioni. A quanto ammontano? Quale il motivo della mancata ratifica? Curioso no? Si perdono mesi a impostare un nuovo statuto, si impiegano risorse economiche, si consumano energie, si possono immaginare brainstorming con cervelli fumanti buoni anche per cuocere le uova strapazzate e al momento di raccogliere i frutti di tanto lavoro si comunica: abbiamo cambiato idea. Ma nessuna meraviglia. Non è una novità: il progetto dei varchi elettronici è cambiato più volte. Per la caserma dei vigili del fuoco i soci hanno approvato una delibera e poche settimane dopo è stata annullata. Come si dice? Mester cremasc, purtroppo.

Quinto. Se così è la storia, forse avevano ragione i sindaci pecoroni che nei rispettivi consigli comunali avevano bocciato lo statuto proposto dal consiglio di amministrazione ed espresso l’intenzione di far valere il diritto di recesso e mollare Scrp. Viene un sospetto e se la mancata ratifica fosse un mossa per evitare la fuga dei dissidenti? Niente nuovo statuto, niente addio. No, troppo raffinata.

Sesto. Nella sua relazione Casorati ha invitato i sindaci «a impegnarsi per reintegrare il membro del consiglio di amministrazione mancante». Membro eletto nel luglio del 2016, dimessosi a gennaio del 2017 e mai sostituito. Dopo un anno arriva l’invito ai soci affinchè completino la casella mancante. Attualmente i membri del consiglio di amministrazione sono quattro, se ne aggiungiamo uno diventano cinque. I dipendenti sono quattordici, ma per una parte di loro si ipotizza il trasferimento a Padania acque. Quattordici meno…. Non si corre il rischio di un pari e patta tra consiglio di amministrazione e dipendenti?

«Ma di che ci preoccupiamo? C’è qui R2» lo consiglia Anakin Skywalker, di Star Wars.

Antonio Grassi (sindaco di Casale Cremasco)